Publio Decio Mure (figlio di Quinto)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questa voce è solo un abbozzo (stub). Se puoi, contribuisci adesso a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Per l'elenco completo degli stub sulle biografie, vedi la relativa categoria.
Publio Decio Mure lat. Publius Decius Mus Politico e condottiero romano (IV secolo a.C.).
Tribuno Militare nel 343 a.C. salvò dai sanniti l’esercito di Aulo Cornelio Cosso Arvina. Collega di consolato di Tito Manlio Torquato nel 340 a.C., durante la guerra contro i Latini si immolò agli dei Mani in cambio della vittoria, promessa dagli aruspici a condizione che uno dei due consoli si immolasse, nella battaglia del Vesuvio in Campania.
Era questo l’atto della devotio, una forma speciale di voto agli dei. Publio Decio Mure vestita la toga pretesta, montò a cavallo tutto bardato per battaglia e si lanciò furioso tra i nemici, bene in vista di fronte ad entrambi gli schieramenti combattenti. Uccidendo molti nemici, fino a cadere a terra, abbattuto dai dardi e dalle schiere latine. Ma questo gesto, che i romani consideravano rituale, diede ai suoi una tale fiducia ed un tale vigore che essi si gettarono tutti assieme nella battaglia ottenendo la vittoria.
[modifica] Bibiografia
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VII 9
- Valerio Massimo Factorum et dictorum memorabilium libri IX I, 7,3 e V 6,5
- Aurelio Vittore, De Viris Illustribus Romae,26
- Paolo Orosio, Historiae adversus paganos III 9, 3