Partito Democratico del Lavoro
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Nell'aprile 1943 – prendendo come base il Movimento di Ricostruzione formatosi tra la fine del 1942 e gli inizi del 1943 – venne fondata la Democrazia del Lavoro (DL), partito politico di ispirazione democratico-progressista, i cui maggiori esponenti erano Ivanoe Bonomi, Meuccio Ruini, Mario Cevolotto, Luigi Gasparotto, Enrico Molè.
Il 13 giugno 1944 la DL assunse la denominazione di Partito Democratico del Lavoro (PDL).
Nel 1946 il PDL partecipò alle elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 giugno sia con proprie liste (ottenendo lo 0,2% dei voti e 1 seggio) che nell'ambito della coalizione Unione Democratica Nazionale (UDN) (ottenendo 13 seggi).
L'esito negativo della consultazione elettorale provocò prima il declino e poi la scomparsa del partito. Così ciò che rimaneva dell'apparato organizzativo demo-laburista fu poi sostanzialmente assorbito dal PSDI insieme ad una certa quorta di parlamentari. Anche se i "padri fondatori" Bonomi e Ruini preferirono iscriversi al Gruppo Misto, si mantennero vicini alla classe dirigente socialdemocratica (I.Bonomi fu anche Presidente Onorario del PSDI), con la quale condivideva l'impostazione culturale laico-riformista. Altri deputati invece fecero una scelta diversa, riuscendo a costituire un gruppo parlamentare solo grazie all'apporto di Alessandro Scotti del suo Partito dei Contadini d'Italia.
