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Discussione:Le Corbusier - Wikipedia

Discussione:Le Corbusier

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


alcune frasi tradotte pari pari dall'inglese non sono molto chiare

Le Corbusier descrisse la città del futuro come composta da grandi edifici abitativi isolati disposti in superblocchi come in un parco.

Le grandi strutture spartane nelle città ma non delle città, sono state fortemente criticate come noiose e non pensate per i pedoni. (Mela 15:18, Lug 1, 2004 (UTC))

Indice

[modifica] Contributo di anonimo 82.51.30.153

Tutto il testo a partire da "MANIFESTO" a seguire sembra una violazione di copyright per copiatura o sccansione di un testo stampato. Oltre a ciò il taglio sembra poco adatto ad un'enciclopedia e poco NPOV. Salvo un lavoro di recupero delle informazioni utili, credo sia da cancellare -- Paginazero - Ф 10:38, Apr 20, 2005 (CEST)

Mi chiamo Paolo Cartoni, ho scritto io il testo "MANIFESTO", non è copiato da nessun libro ne coperto da copyright, si tratta di un mia tesina per l'università ( facoltà di architettura. iuav Venezia ) La parte introduttiva ( quella con le note generali ) invece non è mia e mi sembra un po' approssimativa. La eventuale non neutrlità del punto di vista va attribuita caso mai allo stesso Le Corbusier che come noto era persona piuttosto radicale nelle sue idee, il mio testo riporta semplicemente le idee dell'autore del libro, forse l'articolo potrebbe essere classificato come approfondimento. Le critiche rivolte all'opera di LC che vedo sopra, sono invece punto di vista non neutrale, affermare in quei termini che LC sia stato criticato , denota una scarsa conoscenza dell'argomento, LC è riconosciuto da tutti come il maestro più importante del novecento, ( l'equivalente di Picasso in pittura ). Definire le opere di LC spartane noiose e non pensate per i pedoni poi è ridicolo. --82.52.176.166 20:56, Apr 25, 2005

[modifica] Domanda

Scusate l'ignoranza,ma il vero nome di Le Corbusier non era Frank Lloyd Wright? Premetto di ignorare quasi del tutto l'argomento,ma mi ricordo bene che in una puntata del programma televisivo "Chi vuol esser milionario" fecero proprio questa domanda : "Qual'era il vero nome di Le Corbusier?" e mi ricordo cbe io da casa dissi proprio che era F.L. Wright anche perché lo aveva letto da poco su un mio libro di arte scolastico...il nome era fra le opzioni sicuro,e mi sembra che la risposta era poi esatta!

Mi ricordo male? Forse ho detto una scemenza....fatemi sapere... --213.45.166.18 12:59, Lug 6, 2005

Scusa se te lo dico, ma invece di fare queste domande, non facevi prima a controllare?! su wikipedia c'è un articolo anche su Wright se lo leggi scoprirai che è un altro grande architetto, ma è americano ed è il padre dell'architettura organica. L.C. invece era svizzero e il suo vero nome era Charles Edouard Jeanneret, come per altro è scritto anche su questo articolo.
Mi dispiace per te, ma da Jerry Scotti avresti fatto una figuraccia. --82.52.177.145 15:27, Lug 6, 2005

[modifica] Commento a "Verso un'architettura"

Ho eliminato la parte di manifesto perché è un commento a "verso un'architettura" con considerazioni personali e con punto di vista non neutrale. inoltre lo stile di scrittura usato è non adatto a un enciclopedia (in realta il testo è mal esposto anche per essere un saggio). Ho eliminato anche alcune frasi dell'articolo perché parziali e fuorvianti per un lettore non a conoscenza dell'argomento --Carlo Becciu 23:33, Ago 1, 2005

Riporto qui il testo cassato, in attesa di una sistemazione più opportuna. --Fede (msg) 00:15, Ago 2, 2005 (CEST)

MANIFESTO

VERSO UNA ARCHITETTURA ( prima ed. 1923 ) di le Corbusier è un libro che già nella sua concezione originaria, dimostra un uso non convenzionale delle immagini e della composizione della pagina. Non a caso lo stesso L.C. in occasione della ristampa del 1958, pretese che il libro venisse riprodotto tale e quale era apparso trent’anni prima, senza cambiarlo di una virgola. La tecnica di cui L.C. si serve per comunicare le idee che intende esprimere è molto spesso quella di accostare immagini contrastanti con l'intento di scardinare le idee preconcette del lettore; l'effetto è sicuramente potente.

Che cosa hanno in comune il Partenone ed una automobile? L.C. afferma:"entrambi sono un prodotto di selezione applicato ad uno standard" entrambi esprimono a pieno e sinceramente lo spirito dell'epoca in cui sono stati creati; eppure,nell'epoca contemporanea, quello stile sinceramente espresso dai prodotti industriali, non viene riconosciuto come "STILE", come rivelazione autentica dello spirito della modernità su cui fondare dei nuovi principi creativi ed anche estetici. Al contrario la mentalità dominante(quella cioè della classe borghese)si rifiuta di riconoscere come propri quei modelli che essa stessa al proprio culmine ha prodotto, ostinandosi a vagheggiare ed a tentare di riprodurre nella vita di tutti i giorni le forme di un passato ormai svuotato da qualsiasi contenuto essenziale,puro ornamento. Tutto l'impegno del le Corbusier comunicatore è volto a diffondere questo messaggio di rinnovamento dello spirito e del gusto, prima ancora che della realtà materiale. Sovrapponendo ad un simbolo universalmente riconosciuto quale è il partenone (in pratica l'archetipo stesso della civiltà occidentale) l'immagine dell'automobile (a sua volta, icona della rivoluzione industriale), si vuole dimostrare la persistenza più o meno costante nel corso dei secoli in occidente, di un "sentimento geometrico" che a partire da un problema ben posto, in un continuo processo di perfezionamento si pone alla ricerca… e inevitabilmente trova una soluzione.

Il prodotto industriale è e va riconosciuto come alta espressione della civiltà contemporanea, esso incarna lo spirito più sincero del proprio tempo. Accettare questa come una verità, significa salutare l'alba di una nuova età dell'oro.Fondare di sana pianta quello che i posteri erediteranno come un nuovo modello di classicismo.

"l'architettura è il gioco sapiente rigoroso e magnifico, dei volumi assemblati nella luce". Questa frase davvero affascinante, contiene alcune parole chiave per comprendere l'opera di L.C. Innanzitutto l'architettura è un gioco, lo spirito vitalistico di L.C. si manifesta attraverso questa parola in modo quasi inatteso ad un occhio disattento,ed è questo aspetto, che strappa l'opera di le Corbusier da eccessi totalizzanti, nelle sue composizioni, qualcosa sfugge ad una analisi razionale, si tratta del gioco dell'artista che anche all'interno di una società organizzata secondo i criteri di una economia in grande stile, risulta ancor più necessario perché anch’esso soddisfa un bisogno umano. Il gioco è un bisogno al pari del mangiare e del dormire. Forse, proprio questa natura serenamente giocosa ha permesso a questo artista di essere tutt’oggi d'attualità.

Gioco sapiente, rigoroso e magnifico

Questo gioco è sapiente è il giocare dell'uomo che ha raggiunto la sua completa maturazione e trae piacere soprattutto dall'esercizio dell'itelletto.

Questo gioco è rigoroso, perché come tutti i giochi ha bisogno di porre delle regole generali riconosciute da tutti, regole che sottostanno al gioco come dei sottili tracciati.

Questo gioco è magnifico, perché tocca le corde più profonde del sentire trascende se stesso e si fa estetico.

Volumi assemblati nella luce

Gli elementi materiali del gioco sono i volumi e la luce che li rende manifesti, che Permette loro di apparire alla percezione.

I volumi che si manifestano nel modo più universalmente intelligibile sono quelli primitivi: la sfera, il cubo, la piramide, il cilindro, il prisma, il cono. Assemblati fra loro essi generano delle risonanze, dei dialoghi a più voci, delle fughe architettoniche,divengono quelli che L.C. chiama OGGETTI A REAZIONE POETICA.

Una nuova epoca è cominciata, esiste uno spirito nuovo! Con questa entusiastica affermazione egli saluta ed auspica l'avvento della casa prodotta in serie.

Macchina per abitare La serializzazione del processo di produzione architettonica viene vista da L.C. come un passaggio necessario, come l'unica possibilità per fissare degli standard qualitativi e quantitativi. La legge dell'economia e della selezione propria della produzione industriale opererà un processo di armonizzazione senza precedenti che spoglierà l'abitazione da ogni retorica formale, da ogni arbitrio linguistico, per rispondere a quelli che sono i reali bisogni degli uomini. Le case che siamo abituati a vedere, afferma le Corbusier, sono concepite come posti per conservare dei mobili, esse trovano realizzazione da un problema mal posto. Il problema della abitazione non è ancora stato posto, per tanto esso non ha ancora trovato la sua soluzione. La produzione in serie implica concorrenza e quindi selezione. Selezionare vuol dire scartare, sfrondare, ripulire, far risaltare nudo e limpido l'essenziale. La produzione industriale attraverso lo standard assicura l'aderenza alle leggi di selezione economica e sociale, l'architettura che opera sugli standard raggiunge l'armonia con le leggi del nostro universo, essa è pura creazione umana, è speculazione intellettuale, è matematica superiore, è un'arte nobilissima in cui la bellezza domina per coloro che hanno un'anima elevata. In questa visione, la materia prima del fare architettura, (le forme pure gettate sul nastro trasportatore della moderna civiltà), viene rielaborata ed assemblata secondo le necessità della produzione seriale. La macchina produce macchine. Ciò che se ne ottiene è un prodotto che trascende la propria soggettiva materialità, per assumere un carattere quasi astratto ed universale, per diventare la pura manifestazione dell'ingegno umano che sottostà a tutto il processo di produzione, dal momento in cui il problema viene posto, fino a quando esso trova soluzione. Se l'essenza dell'oggetto artigianale, risiede nell'oggetto stesso, nella sua materiale unicità, nell'oggetto prodotto in serie il valore risiede nell'idea che lo ha generato. C’è una smaterializzazione del valore.

Nella visione di L.C. tutto ciò avviene in armonia con leggi universali, le forme primitive, vengono organizzate seguendo regole più complesse, la cui metafora è la conchiglia a spirale che ricorre spesso come simbolo nel pensiero di le Corbusier, il quale vede in essa un manifestarsi nella natura, di leggi ordinatrici e nello stesso tempo trascendenti ad una analisi razionale. L'estetica, l'arte, risiedono proprio nel manifestarsi di questa infinitezza del compiuto. Difatti i rapporti geometrici di cui L.C. si serve nelle sue architetture non sono quelli classici, rifiutano ad esempio le simmetrie le eccessive regolarità e prediligono le dissonanze, le vibrazioni all'interno di un ordine generale armonico. Si tratta di quella matematica superiore di cui parlavamo in precedenza.

in quest'ottica si giunge ad affermare che nella sensibilità meccanica ci sia una sensibilità morale. In ogni uomo moderno c’è un meccanico, afferma le Corbusier. Finche l'uomo ha desiderato di volare come un uccello, non è riuscito nel suo intento,il problema non era ben posto. È stata la sensibilità meccanica a permettere di porre il problema nel modo giusto:"per volare è necessario un piano sostentatore ed una propulsione" La moralità della meccanica risiede nella sua inesorabile tensione verso la soluzione. Nel suo spietato ottenere risultati. Nella visione di L.C. tanto basta per giustificare che l'avvento della civiltà della tecnica costituisca un passo fondamentale verso la maturità per il genere umano. L'uomo intelligente, freddo e calmo ha conquistato le ali.

[modifica] Purismo

Anche se è nella categoria architetti, Le Corbusier è stato, tra le altre cose, un pittore. È il caso di aggiungere qualche nota sul movimento purista fondato da lui e da Ozenfant?

Perché no? Se ne sai qualcosa, aggiungi pure! --R.Paura 18:15, 19 nov 2005 (CET)

[modifica] Un' 0osservazione

Vorrei dire una parola su una questione alla quale ho pensato ultimamente. In un forum di architettura e design un partecipante ha affermato che Le Corbusier ha avuto delle visioni urbanistiche sbagliate, il che non é vero, perché non le ha praticamente mai realizzate. Altri mi hanno segnalato un articolo che trattava del quartiere Cabrini-Green a Chicago, dei suoi malfunzionamenti, attribuendone la responsabilità alle idee di Le Corbusier, e forse anche Mies Van der Rohe, se ricordo bene. L'edificio Corviale a Roma sembra sia stato ispirato da delle teorie di Le Corbusier, e quindi lo si tira in ballo quando se ne parla, alludendo alle sue idee come fallimentari. Sono accuse e insinuazioni false. Le Corbusier ha ingaggiato battaglia (inutilmente) quando l'Unità d'abitazione di Berlino veniva costruita con delle modificazioni rispetto ai suoi progetti, e ha espresso delle critiche (come anche F. L. Wright), anche nei confronti di suoi epigoni, quando altro non facevano che riprendere un aspetto formale e letterale da dei suoi lavori senza interpretarne lo spirito ed il senso. L'edificio del Corviale (per ritornare agli esempi iniziali, ma credo ce ne potrbbero essere anche altri), non é mai stato completato, ha avuto una gestione assai carente se non assente, ed ha poi vissuto delle avventure particolari, con le diverse occupazioni che hanno avuto luogo. Il complesso di Cabrini-Green ha delle grate metalliche di chiusura ai ballatoi che sembrano gabbie, e se si rompe un ascensore nessuno lo fa riparare per mesi o anni. Le Corbusier o Mies Van der Rohe non hanno niente a che fare con questo.

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