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Enrico di Guisa - Wikipedia

Enrico di Guisa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Enrico di Guisa detto lo Sfregiato (nato il 31 dicembre 1550 - morto il 23 dicembre 1588 nel castello di Blois), Principe di Joinville, poi Duca di Guisa (1563) e Pari di Francia, Conte d’Eu e Pari di Francia Gran Maestro di Francia.

Ritratto del giovane Duca (circa 1568)
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Ritratto del giovane Duca (circa 1568)

Enrico di Guisa era il figlio primogenito di Francesco di Guisa, secondo Duca di Guisa, assassinato nel 1563 da un gentiluomo protestante. Fu messo sotto la tutela di suo zio Carlo, cardinale di Lorena che si incaricò della sua istruzione. Interessato al suo apprendistato militare, il cardinale lo spinse a viaggiare in Europa per acquisire esperienza. Al suo ritorno in Francia, il Duca di Guisa, ormai adulto, si preparò a diventare il capo della casa di Guisa che rappresentava l'opposizione cattolica di fronte al partito protestante. Partecipò attivamente alla seconda e terza guerra di religione, al fianco di Enrico Duca d’Angiò (futuro Enrico III). Si distinse nelle battaglie di Jarnac (13 marzo 1569) e di Moncontour (3 ottobre 1569) ed acquisì notorietà senza tuttavia superare quella del Duca d’Angiò.

Già molto ambizioso a vent’anni, il Duca di Guisa sperava di sposare la Principessa Margherita di Francia. Quest'alleanza non si fece per l'opposizione della regina madre,Caterina dei Medici. Enrico di Guisa sposò, dunque, il 4 ottobre 1570 Caterina di Clèves, Contessa d’Eu e Principessa di Château-Renault, figlia di Francesco I, Duca di Nevers. Da lei ebbe 14 figli.

Alcuni sospettano che il Duca di Guisa sia stato il mandante dell'assassinio dell'ammiraglio Gaspard di Coligny, capo del partito protestante. Se il Duca ha svolto un ruolo in quest'assassinio, lo ha fatto all'ombra dei suoi zii, il Duca d’Aumale ed il cardinale di Lorena, veri responsabili della casa di Guisa. Durante la Notte di San Bartolomeo, il 24 agosto 1572, Enrico era alla testa dei commando che dovevano assassinare i principali capi protestanti. Ebbe dunque la fortuna di vedere morire - gettato da una finestra - quello che considerava l'assassino di suo padre, l'ammiraglio di Coligny. Quindi Enrico di Guisa inseguì i protestanti piazzati sulla riva sud dopo essere fuggiti da Parigi da una porta non sorvegliata. Il Duca di Guisa non era dunque a Parigi quando cominciò il massacro di San Bartolomeo. Vi ritornò solo il giorno dopo, con le pive nel sacco poiché Montgommery era riuscito a seminarlo.

In seguito, il Duca di Guisa continuò ad essere il pilastro del cattolicesimo intransigente. A seguito di una ferita al viso ricevuta in occasione della battaglia di Dormans (10 ottobre 1575), fu soprannominato le Balafrè, "lo Sfregiato" (come suo padre prima di lui). Dopo la pace di Beaulieu, sostenne la Santa Lega - di cui diventò il capo -, e si oppose ai protestanti. A questo titolo, firmò il trattato di Joinville con il re Filippo II di Spagna nel 1582, in virtù del quale quest'ultimo portava il suo sostegno finanziario alla Lega.

Fu uno dei promotori del Trattato di Nemours (7 luglio 1585) con il quale Enrico III revocò l'editto di pacificazione e scatenò nuovamente la guerra contro i protestanti. In occasione dell'ottava guerra di religione, alla testa delle truppe cattoliche, sconfisse i protestanti a Vimory (26 ottobre 1587) e ad Auneau (24 novembre 1587).

Tornato a Parigi il 9 maggio 1588 nonostante il divieto formale del re, prese una parte molto attiva nella Giornata delle Barricate (12 maggio 1588) a seguito della quale, forte del suo successo, costrinse Enrico III a firmare l'editto dell'Unione (15 luglio 1588) con il quale diventava comandante generale degli eserciti del regno. Il 23 dicembre 1588, in occasione della riunione degli Stati Generali nel castello di Blois, fu assassinato su ordine di Enrico III, nella stanza di quest'ultimo, da parte di membri dei Quarantacinque, la guardia personale del re. Il suo corpo fu bruciato in una delle sale del castello e le sue ceneri gettate nella Loira. Lo stesso giorno, suo figlio Carlo fu arrestato. Suo fratello Luigi, cardinale di Lorena, rappresentante del clero agli Stati Generali, fu assassinato il giorno dopo.

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