Utente:Eldievel

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[modifica] Perché elDievel

Comandante Diavolo, al Dievel in dialetto emiliano, nome di battaglia del partigiano Germano Nicolini (comandante del terzo battaglione Sap della 77ª brigata Manfredi) accusato e processato per un omicidio, quello di don Umberto Pessina, mai commesso.

Tre innocenti (Germano Nicolini, Ello Ferretti e Antonio Prodi) finirono in carcere dopo l'omicidio del 18 giugno 1946, nonostante l'ammissione di responsabilità da parte di due dei tre veri partecipanti alla ronda davanti alla canonica (Cesarino Catellani ed Ero Righi, all'epoca condannati per autocalunnia). Al testimone chiave del delitto, Antenore Valla, la «confessione» fu estorta con la tortura: un cerchio metallico stretto attorno al cranio le fu apposto dagli uomini del capitano dei carabinieri Pasquale Vesce, guidato nelle indagini dal vescovo Beniamino Socche. Dopo la condanna come mandante dell'omicidio, fu radiato dall'esercito e interdetto dai pubblici uffici. Assolto 45 anni dopo il delitto, ha ottenuto la medaglia d'argento al valore militare. Nel novembre 2000 il ministro Gianni Mattioli durante un incontro pubblico ha chiesto scusa a Nicolini a nome del padre Pietro, che nel 1953, in qualità di pubblico ministero, chiese e ottenne la sua condanna.

el Dievel ritorna dopo sessant'anni per rendere giustizia ad un uomo, al Dievel, incarcerato per dieci anni ed usato come capro espiatorio per tutti gli omicidi post-bellici che insanguinarono questa parte d'Italia, l'Emilia.

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