Calore di fusione
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Il calore di fusione è il calore latente, cioè che non provoca aumento di temperatura, necessario ad una certa sostanza solida per passare allo stato liquido: corrisponde all'energia necessaria per scindere i legami intermolecolari che tengono unito il solido. È generalmente specificato come un calore specifico, cioè calorie (o kilocalorie) per chilogrammo di sostanza solida, e varia anche molto da sostanza a sostanza.
Riscaldando un solido di una data sostanza per fonderlo, avviene che la temperatura aumenta gradualmente fino a raggiungere la temperatura di fusione per quella sostanza: il solido inizia a fondere e la temperatura, anche se si continua a riscaldare, rimane costante finché tutto il solido non è completamente fuso. Il calore (l'energia) fornito durante il processo di fusione è stato assorbito dalla rottura dei legami chimici. Una volta finita la fusione, fornendo altro calore la temperatura ricomincia a salire.
Il comportamento descritto è caratteristico delle sostanze solide cristalline. Esistono altri solidi, come il vetro, che non sono cristallini e vengono detti amorfi, perché privi di struttura interna: in questo caso non esiste una temperatura di fusione ben definita, ma un rammollimento graduale della sostanza: per queste sostanze quindi non si parla di calore di fusione, sebbene esista comunque un intervallo di tempo, durante la fusione, in cui la temperatura cresce più lentamente.