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Anche libero va bene - Wikipedia

Anche libero va bene

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Segui il Progetto Film Anche libero va bene

Titolo originale:
Lingua originale: {{{linguaoriginale}}}
Paese: Italia
Anno: 2005
Durata: 108'
Colore: colore
Audio: sonoro
Ratio:
Genere: drammatico
Regia: Kim Rossi Stuart
Soggetto:
Sceneggiatura: Linda Ferri, Federico Starnone, Francesco Giammusso, Kim Rossi Stuart
Produzione: Carlo Degli Esposti, Giorgio Magliulo, Andrea Costantini
Art director:
Animatori:
{{{nomedoppiatorioriginali}}}
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Episodi:
Fotografia: Stefano Falivene
Montaggio: Marco Spoletini
Effetti speciali:
Musiche: Banda Osiris
Scenografia: Stefano Giambanco
Costumi: Sonu Mishra
Trucco:
Sfondi:
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film


Anche libero va bene è un film del 2005, diretto dal regista Kim Rossi Stuart e presentato con successo nella Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2006.

Indice

[modifica] Sinossi

Tommi, un ragazzino di undici anni, vive con il padre Renato e la sorella Viola, la quale non perde occasione per fargli scherzi e dispetti, ma che rappresenta un solido legame affettivo sia per lui che per il padre.

Renato sembra prendere la vita, la società e i rapporti in generale come un campo di gara dal quale uscire vincitore e non perde occasione per tentare di forgiare Tommi, alternando momenti di durezza ad altri di dolcezza.

Nonostante alcune difficoltà i tre vivono con intesa, ritagliandosi momenti di divertimento e serenità. Il ritorno improvviso di Stefania, la madre, che scopriamo avere più volte lasciato la famiglia scomparendo nel nulla, smuove sentimenti forti e fa saltare gli equilibri.

Tommi, che ha sedimentato una forte diffidenza nei suoi confronti, le resiste, mentre, contemporaneamente, l’immagine mitica del padre si sgretola davanti ai suoi occhi, tramutandosi in quella di un uomo, con le sue fragilità.

[modifica] Note di regia

Una volta giunti all'età adulta la vita diviene per molti un'esperienza più mentale e meno sensoriale, le cose non si vivono più con quella magica pienezza, quella tridimensionalità emotiva. È probabilmente questo, oltre alla voglia di raccontare la parte maggiormente fondante di una vita, il motivo che ci ha spinti a raccontare un’infanzia.

Nella fase di scrittura ho voluto riguardare il mondo intorno con gli occhi di un bambino. Poi ho proseguito il viaggio mettendomi alla ricerca di quegli occhi. Ho incontrato centinaia di ragazzini. Ogni incontro è stato speciale, molti straordinari. Si è fortificato e ampliato il mio bisogno di dare la parola ad uno di loro, affidargli il personaggio scritto, affinché ci mostrasse la vita dal suo punto di vista.

Alessandro Morace era tra i bambini di una scuola fuori mano. A prima vista molto normale, lui, decisamente timido ed introverso, nascondeva una luminosità tutta sua. Di apparire gli importava poco. Io credo che abbia accettato di partecipare al film esclusivamente perché gli era piaciuto quel gioco, fatto durante i provini, di prestare le proprie emozioni a Tommi, così da poter far affiorare le proprie. Alessandro è stato un incontro raro, di cui avevo un disperato bisogno. Posso dire di averlo cercato senza sosta, andando letteralmente a bussare alle porte di case e scuole.

Per Tommi la preadolescenza è un periodo molto duro, fatto in buona parte di difficoltà emotive e familiari, e lui è lì che cerca con fatica di fabbricarsi gli strumenti giusti, di difesa e di attacco, per non uscirne schiacciato. Dimostrando che a volte mentre i grandi commettono errori macroscopici minimizzandoli, i piccoli hanno la capacità di perdonarli e di comprendere in maniera disarmante le loro sofferenze.

(Dichiarazione di Kim Rossi Stuart contenuta nella cartella stampa del film).

[modifica] Il film

Protagonista di Anche libero va bene è una famiglia, con i suoi errori, i suoi tentativi, le sue umanità disperate, i suoi vuoti incolmabili e i suoi sentimenti, forti, incontrollabili, a volte violenti. Non ci sono buoni o cattivi in questo film, ma solo umanità che nella loro inevitabile fragilità e incompiutezza commettono errori e creano dolori ma che, sempre, provano ad amare nel modo giusto.

Il padre, Renato, è un uomo di trentotto anni, cameraman freelance. Da quando la moglie, Stefania, se n'è andata, non ha saputo dare ai figli una famiglia accogliente e protettiva, ma ha bensì optato per un processo di responsabilizzazione dei bambini, piccoli adulti che lavano, stirano, puliscono e contribuiscono così all’andamento della casa. Renato è un uomo difficile, un caratteriale, che riesce ad essere amorevole e comprensivo quanto verbalmente violento, duro, dotato di un sarcasmo tagliente e doloroso. La sgradevolezza del suo personaggio sa farsi concreta e funzionale in certi dialoghi, volutamente volgari e aggressivi, che non hanno paura di osare nell’intenzione di generare fastidio. Una figura complessa, la sua, che non può lasciare indifferenti. Un padre che non consente debolezze e non concede sicurezze.

Il protagonista assoluto della storia è Tommi, il figlio minore, bambino dalla sviluppata sensibilità, che ha saputo mantenere inalterato lo spirito goliardico del gioco, dell’avventura, unito alla capacità di ragionare come un adulto, di pianificare la sua vita, i suoi spostamenti, i suoi gesti, a volte per evitare che il padre abbia intollerabili reazioni nervose, altre per mantenere in casa un equilibrio impossibile. Il prezzo che Tommi paga è l’introversione, lo sviluppo di una corazza che rischia di farsi con gli anni troppo dura. Ma la sua sensibilità e la sua dolcezza, emergono: vedi la capacità di entrare in contatto con il compagno di classe muto, vedi la sua amicizia con Antonio e il suo tenero innamoramento per Monica. La vita di Tommi sembra essere un interminabile tentativo di colmare un vuoto che quasi non lo lascia respirare, di mantenere un equilibrio precario in un mondo di adulti impossibili: ecco quindi le sue passeggiate sul tetto del palazzo, suo rifugio e luogo del ritrovarsi con sé stesso, con la sua altezza, la sua precarietà reale, il suo vuoto tangibile.

Stefania, la madre, è una bambina mai cresciuta, una donna fragile e senza equilibrio. L'amore che, goffamente, tenta di dispensare ai figli e al marito è infantile, incompiuto, acerbo, per quanto, a suo modo, frutto di uno sforzo sincero e di uno slancio puro.

Viola, la sorella, è un personaggio meno consapevole di Tommi. Quando Stefania rientra a casa, Viola è pronta a crederle e, con un entusiasmo cieco, si getta in quello che altro non sembra che un gioco temporaneo e che, infatti, come tale finirà. Ma per Viola la sopravvivenza è credere, a una soluzione ideale degli eventi, a una famiglia che non c’è, non vedere, come Tommi, la realtà dura dei fatti e cercare di viverla e accettarla. Da qui anche la sua disinibizione, le fantasie (anche sessuali) che emergono, laddove nel fratello scatta l’isolamento in un mondo che è, sì, altro dal vero, ma profondamente e necessariamente privato.

(Dalla cartella stampa del film).

[modifica] Collegamenti esterni

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