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Yves Saint-Laurent - Wikipedia

Yves Saint-Laurent

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Yves Henri Donat Mathieu Saint-Laurent (Oran, Algeria, 1 agosto 1936) è uno dei più grandi creatori di moda del Novecento.

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Indice

[modifica] Biografia

Nato da un'agiata famiglia dell'Alsazia-Lorena, stabilitasi in Algeria per via della guerra franco-prussiana, Yves Saint-Laurent cominciò a lavorare per Christian Dior all'età di 17 anni. A seguito della morte di Dior nel 1957, Saint-Laurent fu chiamato a succedergli.

Nel 1962 Yves Saint-Laurent lasciò Dior e fondò l'omonima etichetta (Yves Saint-Laurent, spesso abbreviata YSL) insieme al socio Pierre Bergé. Negli anni sessanta e settanta la firma godette del massimo prestigio grazie a ingegnose innovazioni in fatto di moda. Nel 1980 fu il primo creatore di moda vivente a godere di una grande retrospettiva del suo lavoro al Metropolitan Museum di New York. Nel 1993, la Yves Saint-Laurent fu venduta alla casa farmaceutica Sanofi per circa 600 milioni di dollari. Nel 1999 Gucci acquistò l'etichetta e mentre Tom Ford si occupava della collezione prêt-à-porter (più accessibile al grande pubblico), Yves Saint-Laurent disegnava la linea di alta moda.

La casa di moda fu ufficialmente chiusa nel 2002[1]. Per quanto la casa non esista più, il marchio sopravvive ancora sotto l'egida di Gucci. Oggi, dopo il ritiro di Tom Ford, è lo stlista romano Stefano Pilati a firmare la linea di prêt-à-porter.

[modifica] Stile e moda

Alla pari di Chanel, Saint Laurent ha creato uno stile unico, è stato per decenni simbolo dell'eleganza più raffinata, moderna, innovativa. Per primo, negli anni 60, ha capito che l'alta moda poteva trarre ispirazione dalla strada e non essere soltanto una realtà autoreferenziale, un mondo chiuso in se stesso senza rapporti con la realtà. Creò scalpore la collezione del 1958 con la quale esordì, quando, successore di Christian Dior, presentò negli eleganti saloni di Avenue Montaigne, una silhuette grintosa e irriverente, molto poco politicamente corretta per il conformismo sartoriale dell'epoca.

Si intuiva già lo spirito eterodosso di questo nuovo disegnatore, il quale, nell'arco della sua carriera ha mantenuto la promessa di allora, diventando un innovatore costante, un modernizzatore dell'immagine femminile. Ha fatto tutto o quasi tutto prima degli altri. Sua, decenni prima di Giorgio Armani, è stata l'intuizione di trasferire alcuni capi del guardaroba maschile in quello femminile: il blazer, la sahriana, lo smoking, il trench, il giubbotto di pelle, il tailleur pantaloni, sua la dirompente carica di vitalità abbinata a una divorante passione per l'arte che gli ha fatto fare omaggi estrosi ai maestri della pittura del Novecento, da Picasso a Andy Warhol, da Matisse, a Braque, da Mondrian a David Hockney, quando il binomio arte-moda non era ancora una trovata scontata, un luogo comune da passerella "colta". Sue, ancora per primo, sono state le commistioni etniche e folcloristiche con le quali ha arricchito gran parte delle proprie collezioni di suggestioni che gli venivano di volta in volta dall'Africa, dalla Spagna, dall'India, dal Marocco, dalla Russia.

L'amore per il teatro e per la letteratura, Marcel Proust in testa, come autore feticcio, come nume tutelare, sono state anch'esse trasposte nella sua moda, infuse nei modelli che ha saputo creare. Ma al di là di una creatività multiforme, Saint Laurent ha avuto anche intuizioni commerciali geniali, come avere capito, ancora una volta in anticipo su i suoi colleghi, che le idee così moderne della sua alta moda potevano, sapientemente corrette, trasformarsi in prodotto industriale.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Fonti

  1. ^  Saint-Laurent, addio al mondo della moda

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