Wikipedia:Vetrina
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«Sed omnia praeclara tam difficilia, quam rara sunt.»
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(Baruch Spinoza, Etica, De potentia intellectus seu de libertate humana, Propositio XLII)
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Per calendario berbero si intende il calendario agrario tradizionalmente in uso nelle regioni del Nordafrica. Questo calendario è noto in arabo anche con l'epiteto di ﻓﻼﺣﻲ fellāḥī "contadino" o ﻋﺠﻤﻲ cajamī "non arabo". Esso viene impiegato per regolare i lavori agricoli stagionali, al posto del calendario islamico che, essendo di tipo lunare senza alcun legame coi cicli delle stagioni dell'anno, è utile per calcolare le festività religiose ma si presta male ad un uso in agricoltura. Sulla divisione del tempo presso i Berberi dell'Antichità ben poco è dato di sapere. Alcuni elementi di un calendario preislamico e quasi certamente anche preromano emergono da alcuni scritti medievali studiati da N. van den Boogert (2002). Alcune coincidenze con il calendario tradizionale dei Tuareg fanno pensare che effettivamente nell'Antichità esistesse, con una certa diffusione, un computo del tempo "berbero", organizzato su basi autoctone. |
[modifica] ModificaBasilio II (in lingua greca Βασίλειος Βουλγαροκτόνος Basileios Bulgaroktonus) nato nel 958 e morto a Costantinopoli il 15 dicembre del 1025, fu Imperatore bizantino dal 10 gennaio 976 fino alla sua morte. Figlio di Romano II e di Teofano, apparteneva alla famiglia dei Macedoni, salita al potere nell'867 con l'assassinio di Michele III Amoriano da parte di Bisanzio I il Macedone, il quale aveva cominciato la sua scalata al potere, venti anni prima, come stalliere personale dell'imperatore. Basilio II salì al trono all'età di diciott'anni. Essendo figlio primogenito fu incoronato Imperatore bizantino senza particolari problemi; all'epoca suo fratello Costantino era soltanto sedicenne e per giunta non interessato alla vita politica. Costantino, per il fratello, costituì sempre un problema sotto altri punti di vista, a causa dei suoi costumi lascivi e delle enormi somme perse in cortigiane ed altri piaceri carnali. |
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La Spezia è un comune della Liguria e il capoluogo dell'omonima provincia. Con i suoi 94.263 abitanti, è il secondo comune più popoloso della Liguria, preceduto da Genova, il capoluogo regionale. La Spezia è situata all'estremo levante della regione Liguria, a pochi chilometri dal confine con la Toscana, al centro di un profondo golfo naturale al quale dà il nome. Tale golfo, conosciuto anche con l'appellativo di Golfo dei Poeti, è cinto da una catena di colline, la cui cima più imponente è il monte Parodi, asperità che sorge alla periferia occidentale del centro abitato. La città sorge pertanto su un angusto lembo di terra stretto tra mare e monti; diretta conseguenza di ciò è la presenza di numerosi quartieri collinari e la disposizione piuttosto irregolare della pianta urbana, che negli anni venti ha richiesto addirittura lo sbancamento del colle dei Cappuccini per consentire al centro storico lo sviluppo verso Est. |
[modifica] ModificaLa chiesa di San Giorgio in Lemine si trova nel territorio del comune di Almenno San Salvatore in provincia di Bergamo. Si tratta di un edificio ecclesiale romanico a struttura basilicale a tre navate, risalente al XI-XII secolo che assieme a San Tomè si inserisce nel ciclo romanico tipico dell’arte bergamasca medievale. Il territorio su cui è stata costruita la chiesa di San Giorgio, d’ora in avanti più semplicemente San Giorgio, faceva parte di un più vasto comprensorio geopolitico, Lemine, già abitato in epoca protostorica e assurto a particolare importanza con l’espansione romana. L’area di Lemine si allargava tra la sponda occidentale del fiume Brembo e quella orientale dell’Adda, comprendendo a nord la Valle Imagna e incuneandosi a sud verso l’attuale Brembate. La presenza romana che si sovrappose ai Galli Cenomani, gli abitanti indigeni, è testimoniata, da numerosi reperti archeologici, quali un'ara votiva alla divinità Silvano e i resti di un imponente ponte a otto arcate sul Brembo, entrambi nei pressi di San Giorgio. Questo ponte che consentiva il collegamento del Friuli alla Rezia attraverso Bergamo costituiva per i Romani uno snodo di vitale importanza strategica per il controllo delle vie di accesso e di transito verso l’Europa centro-meridionale. |
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[modifica] ModificaEnna (precedentemente Castrogiovanni, Castrianni in siciliano) è un comune di 29.072 abitanti, capoluogo della provincia omonima e nota come il Capoluogo di Provincia più Alto d'Italia, per via dell'altitudine del centro abitato che tocca i 970 m s.l.m.. La città è inoltre celebre sotto i motti di Urbs Inexpugnabilis, come i romani la definirono per la sua imprendibilità, Ombelico di Sicilia, grazie alla sua centralità geografica rispetto all'Isola, e Belvedere di Sicilia, per le superbe vedute panoramiche che da qui si hanno su gran parte della regione. Dopo un passato glorioso che la vide, già da oltre tre millenni orsono, roccaforte privilegiata per sicani, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi e aragonesi, Enna vive oggi un periodo di rinnovato sviluppo e accresciuto prestigio sul piano nazionale ed internazionale, grazie principalmente alla sua moderna università, al suo Autodromo di Pergusa in cui si disputarono la Formula 1 nel 1961 e numerosi gran premi della Formula 3000, ed al suo polo industriale, leader in tutta l'Italia centro-meridionale in materia di produzione di energia attraverso lo sfruttamento delle biomasse, ma grazie altresì alle grandiose tracce che una storia lunga e fiorente vi hanno impresso, che si rivelano nel suo castello, nelle sue torri, nei suoi quartieri più antichi e nel centro storico ricco di grandi chiese, pregevoli palazzi ed eccezionali belvederi. |
[modifica] ModificaLa storia delle ferrovie in Italia iniziò con l'apertura di un brevissimo tratto di linea di poco più di sette chilometri, ai piedi del Vesuvio, nel 1839. Il processo evolutivo del sistema ferroviario nazionale ha avuto peculiarità che lo rendono differente da quelle delle altre grandi nazioni europee. Principalmente queste differenze possono essere ricondotte alla situazione geologica del territorio, lungo e stretto, e alla particolare situazione politica che l'Italia stava attraversando nel XIX secolo, che culminò con l'unificazione del territorio e delle relative reti ferroviarie. Un'altra caratteristica notevole del sistema italiano è stato il precoce passaggio tra il vapore e la trazione elettrica e il rapido sviluppo di quest'ultima, anch'essi fortemente dovuti alla situazione politica e territoriale, incarnata nei desideri di autarchia del regime fascista. Le ferrovie in Italia nacquero quando l'Italia era, ancora, soltanto un sogno o un'utopia. Erano passati appena nove anni dall'inaugurazione, in Inghilterra della Manchester-Liverpool ma già per tutta l'Europa si erano accesi entusiasmi e progetti per l'utilizzo di quello che si era, da subito, rivelato essere un formidabile mezzo di trasporto al servizio sia delle persone che dell'industria e del commercio. In Italia, il primo tronco ferroviario, da Napoli a Granatello di Portici ( km 7,640), venne inaugurato il 3 ottobre 1839; l'anno dopo, l'imperatore d'Austria concedette alla ditta Holzhammer di Bolzano, " il privilegio", di costruire la Milano -Monza di 12 Km. |
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