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San Luca di Melicuccà - Wikipedia

San Luca di Melicuccà

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San Luca da Melicuccà (1035 (?)-1114)

Non esiste alcun dubbio sul luogo di nascita di San Luca. Così è scritto nel bios: “nella regione delle Saline vi è un paese chiamato Melicuccà. Di qui era il Padre Nostro Mirabile, Luca; qui il beato fiorì e produsse buoni frutti. Il padre si chiamava Ursino, la madre Maria, ambedue pii e di specchiata virtù.” Incerta è la data di nascita, mentre conosciamo con esattezza, dal bios, la data di morte: “... avendo saputo per divina rivelazione che il giorno della dipartita del corpo era vicino, raggiunse con sollecitudine il monastero situato sull'altura chiamata Vioterito , e chiamati a sé i vescovi e gli igumeni delle vicinanze ... abbandonò il corpo ed emise la sua beata anima, che gioisce con i beati, avendola affidata agli angeli nel mattino del giovedì, dieci dicembre dell'anno 6623”. A lungo, in Calabria, si usò la cronologia bizantina, detta “dei 70”, che partiva dal 5509 a.C., anno della creazione del mondo. La data di morte di San Luca è, quindi, il 1114 (6623-5509). Dalla data di morte si può ricercare la data di nascita: nel 1092 ottenne un privilegio dal Conte Ruggero , e successivamente una donazione dalla Contessa Adelasia e da Ruggero suo figlio Conte di Calabria . In quell'epoca era già vescovo da tempo e, se come è presumibile, aveva all'incirca 50 anni, la sua data di nascita dovrebbe aggirarsi tra il 1035 e il 1040. Dotato di grande eloquenza, “ girava sempre e ovunque nelle città, nei paesi e nelle chiese dei santi! E specialmente nelle loro feste, si levava a predicare e a illustrare, in maniera penetrante, i prodigi che il Signore delle vittorie operò per mezzo di loro. Ed anche nella commemorazione del Santo Padre nostro Elia lo Speleota , data la innumerevole accolta di gente che vi accorreva, bisognava sentirlo predicare, ammonire ed insegnare loro ...”. La sua parola, dice il biografo, era “molto più dolce del vino”. Un inno in onore di S. Giovanni Battista da lui composto e contenuto nel Messanen. 115, f. 33, dimostra che egli fu anche valente innografo. Vescovo di Isola Capo Rizzuto , una diocesi molto piccola, egli predicò il vangelo a tutti e si recò anche in Sicilia, dove i cristiani soffrivano per la presenza degli “atei nemici”, forse i Normanni, fautori della latinizzazione, oppure, più verosimilmente, i Musulmani . Il suo apostolato in Calabria e Sicilia, spesso in sedi dove non vi erano vescovi greci, ha creato molte confusioni: qualche studioso lo ha considerato, contro ogni evidenza, nativo di Bova; qualche altro ha ritenuto che i vescovi Luca, predicatori in quel periodo in Sicilia, fossero due, ambedue calabresi: uno vescovo di Isola Capo Rizzuto, l'altro di Bova . Già l'omonimia di due vescovi corregionali che, insieme, predicano negli stessi luoghi desta qualche sospetto e, per quanto a nostra conoscenza, non esiste alcuna prova certa dell'esistenza di un Luca vescovo di Bova. Le lettere pastorali pubblicate da Ioannou, a Monaco di Baviera, nel 1960 , possono essere state scritte da Luca di Melicuccà che ha esercitato il suo ministero episcopale nel periodo di maggiore attrito tra Greci e Latini, molto probabilmente con una sorta di immunità per curare tutti i greci della Calabria e della Sicilia. Metropolita della Sicilia durante l'occupazione araba, infatti, era l'arcivescovo di Reggio, ma Basilio, designato a tale cattedra nel 1079, da Cosma I di Costantinopoli, dopo dieci anni di vita errabonda senza che potesse prendere possesso della sua diocesi, venne sostituito, da Urbano II, con un vescovo latino che rimase, comunque, lontano dalla città calabrese ; la situazione in Sicilia, durante la dominazione araba, non era migliore di quella calabrese. Forse fu questo il motivo che spinse Luca ad attraversare la Sicilia «tutta quanta predicando la salvifica parola di Dio e fermandosi nelle sue città per ordinare sacerdoti”. Nella terza lettera pubblicata da Ioannou si legge “Nella mia vita sono stato, fra i secolari, privo di merito, miserabile e indegno; tra i monaci biasimevole, sacrilego, impuro; tra i sacerdoti incolto, negligente riprovevole ... Io non sono né grammatico , né retore, né filosofo; però se Dio “ha scelto gli stolti del mondo”, come c'insegna lo Spirito Santo tramite Paolo, grazie sian rese al maestro Gesù, poiché (il Signore lo sa) ho fatto sempre, per lettere e personalmente, giungere il messaggio a gran voce, fin dove mi era possibile arrivare, non solo qui, ma in tutto il paese circostante alla città di Reggio; non solo nelle città toccatemi in sorte per l'esercizio del mio sacerdozio, ma anche presso gli abitanti della Sicilia e della Calabria.» Non è escluso, come qualcuno afferma, che restringendosi la grecità in provincia di Reggio Calabria, durante o poco dopo la guerra dei Vespri, il corpo del Santo sia stato portato nella cattedrale di Bova, forse per il fatto che la Bovesia mantenne più a lungo la grecità nel rito e nella lingua. Se le nostre congetture sono esatte, a Luca è dedicato anche, come afferma Paolo Martino , l'inno greco conservato nel cod. criptense 855, scritto nel 1355, che lo Schirò attribuisce a S. Luca vescovo di Bova: Strumento splendente dello Spirito santo ti sei rivelato Tromba di pietà Tuono di teologia, o Luca divinamente beato!

Ora, stando supplici al tuo cospetto, o beato, imploriamo le grazie o teòforo, tre volte beato, dai tuoi venerandi resti mortali.

O Luca Taumaturgo gerarca del Signore solleva da ogni ristrettezza coloro che con amore celebrano la tua luminosa ricorrenza.

O Madre di Dio, regina del mondo Per le preghiere di Luca

Non cessare di tenere lontani i lupi Dal tuo gregge!


A cura di Giuseppe Antonio Martino

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