Economia cognitiva
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'economia cognitiva è una nuova branca dell'economia, che si è sviluppata in ambito accademico dopo l'attribuzione del premio Nobel per l'economia a Vernon Smith e a Kahneman nel 2003.
Alla base dell'economia cognitiva è il superamento del principio cardine dell'economia neoclassica: la razionalità degli agenti e la lontananza tra il mondo empirico e i modelli teorici proposti dall'economia neoclassica ha fatto aumentare l'interesse per un modo nuovo di interpretare i fenomeni sociali.
Gli operatori economici (consumatori, risparmiatori, lavoratori, ricercatori, professionisti, imprenditori) non si comportano infatti secondo quanto previsto dalle curve di indifferenza descritte dagli economisti tradizionali. Per esempio, la vecchia teoria dell'utilità prevede che, se si possiede una maggiore quantità di un bene si provi una maggiore soddisfazione. Kahneman osserva invece che il livello di soddisfazione o insoddisfazione raggiunto dall'operatore economico non dipende dalla quantità assoluta del bene posseduto, ma spesso piuttosto dalla differenza tra una condizione iniziale e una finale. In ogni caso, sperimentalmente si osserva che le violazioni della razionalità osservate da Kahneman non sono episodiche, ma sistematiche. Questo cambia completamente la definizione del problema del comportamento economico e, di conseguenza, impone innovazioni teoriche profonde alla tradizionale interpretazione del sistema del mercato.
Ciò non significa che le persone agiscano in maniera irrazionale: piuttosto si introduce il concetto di razionalità limitata. Al momento di interpretare l'azione economica, l'economia cognitiva è infatti cosciente dei limiti posti alla mente umana, incapace di prendere in considerazione tutte le variabili in gioco.