Canto a tenore
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Nell'ampio panorama delle tradizioni sarde, il canto a tenore ricopre un ruolo da protagonista incontrastato, sia perché espressione artistica di pura matrice isolana, esente da condizionamenti o influssi esterni, sia perché espressione sociale dell'idilliaco mondo agro-pastorale, strato sociale che simboleggia l'isola sotto ogni punto di vista, e sul quale il popolo sardo ha radicato le proprie origini.
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[modifica] Origini
Le notizie sulla datazione delle origini di quest'arte canora sono troppo vaghe per permetterci una precisa collocazione cronologica: alcune testimonianze, risalenti all'epoca pre-cristiana, accennano ad un misterioso canto a quattro voci, eseguito dai prigionieri di Roma provenienti dalle zone interne dell'isola; c'è però chi fa risalire la nascita del tenore addirittura al Periodo Nuragico, altri punti di vista ci portano a presupporre ipotesi alternative rispetto alle precedenti, ma nessun documento ci può, purtroppo, dare notizie concrete.
[modifica] Composizione
Il quartetto che compone Su Tenore è formato da Su Bassu (il basso), Sa Contra (baritono), Sa Mesa 'Oche (contralto) e Sa 'Oche (voce solista) che oltre a cantare la poesia deve scandire il ritmo e la tonalità che il coro vero e proprio deve seguire armoniosamente.
Il basso è la prima voce gutturale del gruppo, il suo suono, cioè, viene emesso per mezzo di una vibrazione continua delle corde vocali. Esso ha il compito di "costruire le fondamenta" della melodia, eseguendo una nota base, monotona alla tonalità precedentemente stabilita dalla voce solista. Il canto a tenore ha subito nella storia una forte influenza da parte del canto gregoriano, caratterizzando proprio il timbro del basso che in alcuni casi perde la sua gutturalità e canta un'ottava più grave. Questo lo si può notare nei canti religiosi dei paesi del Montiferru (Santulussurgiu, Scano Montiferro) e della Planargia (Bosa) e in alcuni paesi isolati come Orosei.
La contra, congiungendosi al basso su un intervallo di quinta, forma il classico "accordo gutturale", peculiarità in cui consiste la vera e propria differenza del tenore dalle altre forme di espressione polifonica.
La mezza voce (sa mesa 'oche) infine funge da "fattore dolcificante" nei confronti del ruvido suono emesso dal duetto basso-contra; la sua vivace melodia ha il compito di completare la polifonia del terzetto, rendendola più viva e soprattutto più vaga. La mezza voce, infatti, è l'unico componente del gruppo che modifica di continuo la sua melodia: basso e contra - al contrario - non variano tonalità se non quando la voce (sa 'oche) ne imposta una diversa.
[modifica] Esecuzione
Il brano, solitamente, è una poesia rimata che viene eseguita in varie modalità secondo la metrica su cui è impostata: le composizioni endecasillabiche (undici sillabe per verso) si prestano per essere cantate a "sa seria" o a "boghe e' notte" (il canto che prevede un'esecuzione più pacata e malinconica); mentre le poesie con scansione sillabica ridotta (sette-otto sillabe per verso) sono in genere eseguite nelle varianti più ballabili: "ballu seriu", "passu torrau", "ballu lestru"…
A primo impatto il canto a tenore può apparire uguale per tutti i paesi che lo praticano; le differenze tra paese e paese sono invece varie e notevoli: nell'area del Supramonte (Orgosolo, Oliena, Mamoiada) il canto è caratterizzato dall'esecuzione di sillabe aperte (bim bam) e da un basso secco e aperto, al contrario della zona di Orune dove il basso e le sillabe eseguite dal terzetto, sono più cupe, chiuse e rotonde (bom).
Caratterizzazioni peculiari e contrastanti hanno invece i tenores delle Baronie e dei paesi del Marghine e del Montiferru.