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Buddhismo Mahayana - Wikipedia

Buddhismo Mahayana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Buddhismo Mahāyāna è una delle due branche principali del Buddhismo indiano.

Alla fine del I secolo a.C., il buddismo indiano si divise infatti in due grandi dottrine: il Mahayana o Grande veicolo e il Buddismo Hinayana o Piccolo veicolo.

Mentre lo Hinayana rimaneva legato ai primi sutra ed agli scritti appartenenti al canone Pali, i nuovi filosofi del Mahayana elaboravano una serie di nuovi concetti filosofici, come per esempio un atteggiamento mistico che prolunga e approfondisce la nozione del risveglio, relativamente trascurata dal buddhismo classico in quanto considerata accessibile solo da pochi eletti destinati a divenire Buddha.

I temi essenziali, oltre alla pratica spirituale che essi presuppongono, conobbero una certa fortuna in Asia Centrale, in Cina, in Giappone e successivamente in Tibet. I missionari indiani che andarono a insegnare la verità del Mahayana salvarono la dottrina, e i testi che la sorreggono, dalle invasioni musulmane del secolo XII. Oggi sono le traduzioni tibetane e cinesi delle scuole Mahayana a servire da riferimento agli studiosi, perché gli originali sono andati per la maggior parte distrutti, tranne quelli conservati nel Buddhismo Theravada.

La prospettiva aperta dal Mahayana può essere riassunta nella seguente frase: Non abbandonare mai gli essere viventi e renditi conto che in realtà le cose hanno la stessa natura del vuoto. La compassione e il concetto di vacuità (Śunyata) costituiscono le basi del Mahayana.

Le implicazioni spirituali di questi concetti fanno riferimento ai testi fondamentali delle differenti scuole Mahayana, i cosiddetti Sutra della prajñaparamita, ossia della perfezione della saggezza, i cui versetti vengono recitati ogni giorno dai monaci tibetani e giapponesi.

Il buddhismo dell'età classica (V secolo AC, all'inizio della nostra era) privilegiava il concetto di arhat, che si potrebbe tradurre con saggio, asceta, santo o yogin. Costoro, dopo aver compiuto la "presa di rifugio" nel Buddha, Dharma e il sangha, cercavano la salvezza nel nirvana (la liberazione spirituale dalla sofferenza). Ma questa ricerca restava fortemente individualizzata, il lavoro interiore inteso quale digiuno, macerazione, meditazione, astinenza, stretto regime alimentare, mirava all'ottenimento di una forma di saggezza personale. Non è opportuno parlare, a proposito di arhat, di individualismo spirituale, tuttavia si può riscontrare una minore attenzione altruistica, in linea con la tradizione induista e yoga.

Il Mahayana si distingue fondamentalmente da questa via perché invoca la necessità della compassione e crea il concetto del bodhisattva. Il seguace Mahayana deve, oltre che pronunciare i voti buddhisti, formulare giuramento di cercare la salvezza spirituale non solo per sé stesso ma anche a beneficio di tutti gli esseri senzienti e s'impegna a reincarnarsi fino a che l'umanità intera non sia entrata nel nirvana. Sotto questo punto di vista emerge una maggiore propensione del bodhisattva rispetto all' arhat ad una mistica specifica in cui il dono di sé, la generosità, la benevolenza, la compassione prendono il sopravvento sull'ascesi mistica, e sulla disciplina solitaria.

Se nel Buddhismo Hinayana è estremamente importante il ruolo delle scritture, nel Mahayana accade l'esatto opposto; nel Grande Veicolo l'eccessivo indottrinamento viene visto negativamente, come un impedimento al risveglio. Dopotutto, il Buddhismo nasce anche come reazione all'importanza data dall'Induismo e dal Vedismo ai suoi molteplici testi sacri. Lo stesso Buddha storico Śakyamuni afferma nel Sutra del Loto (Saddharmapundarika Sutra) che i suoi insegnamenti vanno utilizzati come se fossero una zattera per un naufrago: è necessario in pratica finché si vaga dispersi nel mare dell'illusione, ma, una volta che si è giunti a riva, è preferibile abbandonarli e proseguire per la propria strada. Lo arhat che continua ad indottrinarsi pur avendo raggiunto un primo stadio dell'illuminazione è come un naufrago che vaga per la terra ferma portando la zattera sulle sue spalle. Questa caratteristica avrà diverse evoluzioni nel vasto panorama del Mahayana: in alcune tradizioni il rifiuto dell'importanza delle scritture si estende ad un rifiuto totale del mondo linguistico e logico, come vedremo parlando della scuola filosofica del Madhyamaka, la via di mezzo, o della tradizioni estremo orientali Ch'an e Zen.

Il Mahayana si sviluppa a profitto dell'umanità che soffre. I suoi sostenitori crearono a poco a poco il loro pantheon personale popolato di bodhisattva benigni, attenti ai guai dei fedeli, che dispensavano eternamente la loro grazia sui devoti.

Il bodhisattva è all'origine di un culto laico fervente; il cielo vuoto dell'antico buddhismo è invaso da migliaia di santi, continuamente celebrati e glorificati da culti e sacrifici. Per tradizione il buddhismo era riservato alle comunità monastiche, agli arhat che si erano staccati dalle illusione mondane; grazie al Mahayana il messaggio buddhista è ormai accessibile a tutti, qualunque sia il loro impegno.

Il Dalai Lama, esponente principale del buddhismo mondiale, appartiene ad una corrente Mahayana, il Buddhismo Vajrayana (Veicolo di Diamante) e segnatamente alla tradizione tibetana Dge lugs (in tibetano: དགེ་ལུགས་པ་).

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