Violenza sulle donne
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A partire dagli anni settanta il movimento delle donne e il femminismo hanno iniziato a mobilitarsi contro la violenza sulle donne sia per quanto riguarda lo stupro che per quanto riguarda il maltrattamento e la violenza domestica.
Le donne hanno messo in discussione la famiglia patriarcale e il ruolo dell'uomo nella sua funzione di "padre-padrone", non volendo più accettare alcuna forma di violenza esercitata su di loro fuori o dentro la famiglia.
La violenza alle donne, in qualunque forma si presenti, ma in particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare, è uno dei fenomeni sociali più nascosti, è considerato come punta dell'iceberg dell'esercizio di potere e controllo dell'uomo sulla donna e si mostra in diverse forme come violenza fisica, psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia.
Da diverse ricerche emerge che in tutti paesi del mondo esiste la violenza alle donne esercitata soprattutto nell'ambito domestico, tra cui il maltrattamento, lo stupro nel matrimonio, l'omicidio di donne e il femmicidio che fino poco tempo fa era considerato in molti paesi un reato di gravità minore, come delitto d'onore. Le donne sono esposte nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro a molestie sessuali e a ricatti sessuali, in molti paesi le ragazze giovani sono vittime di matrimoni coatti e vengono indotte alla prostituzione coatta e al traffico sessuale. In alcuni paesi, come in India e in Cina esiste il fenomeno dell'aborto selettivo e le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente. In molti paesi africani esiste tutt'ora il fenomeno delle mutilazioni sessuali. I bambini, gli adolescenti, ma in primo luogo le bambine e ragazze adolescenti sono esposte all'incesto e alle molestie sessuali.
Già negli anni settanta le donne hanno creato i primi Centri Antiviolenza e le Case delle donne per ospitare donne che hanno subito violenza e che potevano trovare ospitalità nelle case rifugio gestite dalle associazioni di donne.
In Italia i primi Centri Antiviolenza sono nati solo alla fine degli anni novanta ad opera di associazioni di donne proveniente dal movimento delle donne, tra cui la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e la Casa delle donne maltrattate di Milano.
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Motivazione: la mancanza di fonti rende il paragrafo pura propaganda di parte Segnalazione di --Madaki 17:16, 5 nov 2006 (CET)
Pur mantenendo la loro "ideale" caratterizzazione di centri contro la violenza sulle donne, specialmente con il prevalere nella società post-moderna del cosiddetto "pensiero debole", molto spesso le cosiddette Case delle Donne, meglio conosciute con i nomi delle associazioni che ne rappresentano nei vari distretti del nostro paese la forma giuridica esistente, sono divenuti veri centri di potere, spesso capaci di influenzare, dall'esterno e in modo opportunistico, politica e giustizia.
Uno degli esempi piu' eclatanti di questa deviazione dall'iniziale intento del movimento femminile schieratosi nella lotta contro una vera e propria ingiustizia, è di fatto rappresentato dalle false denunce per maltrattamenti e dai falsi abusi sui minori che hanno rempito la cronaca dei nostri giornali di incredibili ed impensabili casi giudiziari. Denunce per falsi abusi su minori e fantasiosi maltrattamenti, hanno spesso avuto origine proprio all'interno di queste strutture. Questi comportamenti, prevaricatori ed offensivi anche nei confronti dei principi ispiratori, rappresentanto una delle piaghe piu' recenti e difficili da sradicare per una correta e condivisibile appricazione di un "sano" diritto familiare. Numerose ricerche, dimostrano che la genesi di tali comporamenti è soprattutto legata all'opportunita' che la legge ha fino ad ora offerto alle donne in fase di separazione coniugale che, attraverso accuse spesso infondate e rivendicazioni per niente eque, hanno cercato di assicurarsi sostegno finanziario e affidamento dei figli al cessare del legame matrimoniale. Con il venir meno dei valori tradizionali si è infatti sempre piu' affermata la tendenza alla difesa di nuovi diritti a fronte di una non dimostrata e altrimenti disumana "violenza" e "incapacita' genitoriale" della popolazione maschile.
Contro la "devianza" rappresentata da questo comportamento prevalso all'interno del movimento delle donne nell'ultimo decennio, è nato un movimento sostenuto dal sesso opposto e al quale hanno preso parte i cosiddetti "padri separati", adesso riuniti all'interno di una miriade di associazioni tutte impegnate nella lotta per il ripristino di principi piu' equi e soprattutto piu' responsabili per quanto concerne l'affidamento dei figli e le questioni finanziarie inerenti il mantenimento del coniuge "debole".
Nel febbraio del 2006 è stata varata la legge sull'affidamento condiviso dei figli che rappresenta il primo segno tangibile della volonta' del mondo maschile a riappropriarsi di spazi e responsabilità rubati, all'indomani dall'entrata in vigore della legge sul divorzio, dalla foga di un movimento che ha finito con il travolgere gli stessi principi di uguaglianza e giustizia che ne avevano ispirato l'iniziale composizione.