Urania (mitologia)
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Urania (dal greco antico Ouranos, «cielo») è una figura della mitologia greca, figlia di Zeus e di Mnemosine.
Era la musa dell'astronomia e della geometria. Viene rappresentata vestita di un abito azzurro, coronata di stelle, mentre sostiene con le mani un globo che sembra misurare o avendo vicino a sé sempre un globo posto su di un treppiedi e diversi strumenti matematici.
Secondo Esiodo fu amata da Apollo, dando alla luce Lino e Orfeo, cantori mitici.
Secondo Catullo, fu la madre di Imene, il dio delle nozze, il cui padre era Bacco.
[modifica] Letteratura
Urania è il titolo dato dal poeta italiano Giovanni Pontano a un suo poemetto didascalico in latino il cui titolo completo è Urania sive de stellis (Urania o le stelle). Scritto nel 1476-79 e pubblicato postumo nel 1505 in cinque libri, tenta l'acrobatica impresa di coniugare un compendio enciclopedico delle dottrine astrologiche dell'antichità classica con le verità di fede della Chiesa cattolica secondo l'ottica neoplatonica umanistica tramite l'uso della mitologia e della fiaba. Rapidamente avversato nei contenuti il poemetto riveste una certa importanza per la fortuna artistica che ebbe tra i contemporanei e le generazioni letterarie immediatamente successive.
Urania è anche il titolo di un poemetto neoclassico scritto da Alessandro Manzoni tra il 1806 e il 1809. In 358 endecasillabi sciolti è descritto un dialogo tra la musa e il poeta Pindaro in cui è espressa la tesi dell'autore sul ruolo della letteratura: le Virtù senza le Muse non possono essere apprese dagli uomini primitivi, di natura rudi e indolenti, ma anche le Muse senza le Grazie, loro compagne inseparabili non vincono il cuore umano blandendolo a ogni Virtù. Fuor di metafora il bello poetico ha la funzione di introdurre gli uomini a quella comprensione che la sola dea Ragione illuministica non può garantire. In seguito il poemetto fu nettamente rigettato nei contenuti dal suo autore.