Pirati barbareschi
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I cosiddetti pirati barbareschi (anche se in gran parte andrebbero in realtà definiti come corsari), furono attivi dal XVI secolo fino agli inizi del XIX secolo in tutto il Mediterraneo occidentale e lungo le coste atlantiche dell'Africa, partendo dalle loro basi poste a Tunisi, Tripoli, Algeri, Salé e altri porti del Marocco. Il loro obiettivo erano le navi degli stati cristiani che navigavano tra i porti del Mediterraneo o che erano dirette in Asia circumnavigando l'Africa. Le loro piazzeforti erano disseminate lungo le coste del Nordafrica dette di Barberia (fr. Côte des Barbaresques, ingl. Barbary Coast -- tutti termini connessi col nome dei Berberi, gli abitanti originari di quelle regioni).
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[modifica] Cenni storici
Il fenomeno della pirateria è sempre stato presente nel Mediterraneo da quando, nel VII secolo, gli Arabi si affacciarono sulle sue coste orientali interrompendo un lungo periodo di (relativa) tranquillità, durante il quale esso era, per le genti dell'Impero Romano, il Mare Nostrum. Ma se per diverso tempo furono in uso altre denominazioni (in particolare Saraceni), è soprattutto dopo l'espansione della potenza ottomana al bacino occidentale del Mediterraneo (XVI secolo) che si comincia ad usare sistematicamente il termine di pirati barbareschi, con riferimento agli Stati barbareschi dove essi avevano le loro basi.
I pirati barbareschi non si limitavano a depredare le navi, ma effettuavano spesso anche delle incursioni sulla terraferma nei territori che si affacciavano sul mare. In tal modo essi catturarono grandi quantità di schiavi europei, che costituivano un enorme capitale sia nel caso di vendita, sia in quello di riscatto, sia infine come forza lavoro a costo zero. In Marocco, il sultano Mulay Ismail (1645-1727) si fece costruire, nella nuova capitale di Meknès, un intero palazzo fortificato esclusivamente con il lavoro degli schiavi cristiani catturati dai pirati barbareschi.
Il più conosciuto dei pirati barbareschi è probabilmente , Khair ad Din, detto Barbarossa. Costui, dopo essere stato chiamato a difendere la città di Algeri dagli Spagnoli, ne uccise il sovrano e si sostituì ad esso nel 1510, facendo della città una delle basi più importanti per la guerra da corsa, che egli conduceva a nome e per conto del sultano ottomano.
Molti pirati barbareschi erano rinnegati o moriscos. Le navi preferite erano delle galee con schiavi o prigionieri ai remi. Due esempi di questi rinnegati sono Süleyman Reis "De Veenboer", che divenne ammiraglio della flotta corsara di Algeri nel 1617, e il suo secondo, Murad Reis, il cui nome originario era Jan Janszoon, di Haarlem. Entrambi operavano al servizio del noto corsaro Simone il Danzatore, che era proprietario di un palazzo Tutti questi pirati erano originariamente olandesi. L'ammiraglio olandese Michiel de Ruyter tentò invano di porre fine alla loro attività piratesca.
Le incursioni dei pirati barbareschi sulle coste dell'Europa continuarono fino agli inizi del XIX secolo, quando si fecero sempre più efficaci le operazioni militari contro di essi da parte degli Stati europei e anche dei neonati Stati Uniti d'America.
Appena divenuti indipendenti, infatti, gli Stati Uniti avevano poche possibilità di proteggere le proprie navi mercantili, e così nel 1784, il Congresso approvò la spesa di 60.000 dollari come tributo agli Stati barbareschi. Il fatto che, ciononostante, si registrassero ancora degli attacchi, fu uno stimolo alla costituzione della Marina degli Stati Uniti, che comprendeva una delle più famose navi d'America, la USS Philadelphia. Seguirono due guerre conosciute come Prima e Seconda guerra barbaresca (1801-1805 e 1815). Nel 1815 Gli Stati Uniti, vinta la guerra, si liberavano dall'obbligo del tributo, mentre altre potenze europee rimasero esposte agli attacchi dei pirati.
Un altro grave colpo alla pirateria si ebbe nel 1816, quando un'incursione della marina britannica, sostenuta da sei navi olandesi, distrusse il porto di Algeri e colò a picco la sua flotta di navi barbaresche.
Nel 1830 quella che dapprincipio sembrava un'azione analoga con scopi limitati da parte della Francia contro Algeri diede il via alla colonizzazione dell'Algeria. Da quel momento, sparita la maggiore piazzaforte dei pirati barbareschi, essi non costituirono più una minaccia per gli Stati europei.
[modifica] Aneddoti e curiosità
[modifica] I pirati barbareschi nel Nord dell'Atlantico
Benché molti storici sembrino ignorarlo, gli obiettivi dei pirati barbareschi giungevano fino alle Isole Faroer, all'Islanda, e forse addirittura fino alla Groenlandia, come si apprende da documenti risalenti fino al XVI secolo. Per riferirsi ai pirati barbareschi, localmente veniva usato il termine "Turchi" ("Turco" è tuttora usato con valore spregiativo dagli anziani delle Isole Faroer).
La capitale delle Isole Faroer, Tórshavn, èpossiede ancora un fortino (chiamato Skansin) che domina la sua baia. Il forte venne costruito intornlo al 1580 per proteggere la baia contro i pirati. Venne ampliato nel XVII e XVIII secolo, e all'epoca delle Guerre napoleoniche era uno dei più grandi fortilizi su di una baia in tutta l'Europa. Utilizzato per ospitare truppe britanniche durante la Seconda guerra mondiale, oggi è un'attrattiva per i turisti.
Nel corso del XVI secolo, un eroe locale, di nome Mogens Heinesøn, che era un mercenario, un cacciatore di pirati, riuscì per qualche tempo a ripulire quelle acque dalla maggior parte dei pirati barbareschi (nonché da quelli scozzesi, inglesi e olandesi). Oggi egli è seppellito nel Monastero di Ørslev in Danimarca.
Le leggende di pirati, anche "Turchi", svolgono un ruolo importante nella storia locale. Sono un tema comune nella letteratura e nell'arte. C'è chi ha sostenuto che tutti gli Islandesi debbono avere in sé almeno un po' di sangue "turco", e i membri di certe famiglie hanno ancor oggi un aspetto distintamente mediorientale.
Secondo la storia locale, a un certo punto l'Islanda sarebbe stata quasi del tutto spopolata dalle razzie dei pirati barbareschi. A quanto si dice, l'ultima incursione risalirebbe all'epoca delle Guerre napoleoniche.
Nei diari relativi al 1750 di Niels Egede, figlio del viaggiatore groenlandese Hans Egede, vengono riferiti alcuni racconti di sciamani Inuit riguardanti l'estinzione della popolazione vichinga della Groenlandia nel XVI secolo.
Secondo questi racconti, un gruppo di tre navi pirate attaccarono l'insediamento vichingo vicino all'isola di Uunartoq. I difensori ebbero la meglio e catturarono una delle navi, ma due riuscirono a sfuggire, e l'anno successivo ritornò un'intera flotta. I Vichinghi evacuarono l'area sulle loro navi, e gli Inuit presero con sé un certo numero di donne e di bambini che erano stati lasciati indietro. Non essendo i Vichinghi mai più ritornati, donne e bambini vennero alla fine assorbiti nella comunità Inuit.
Dal momento che, degli altri gruppi di pirati attivi nel Nord dell'Atlantico (per esempio i Baschi o gli Inglesi), nessuno operava in grandi gruppi, alcuni storici avanzano l'ipotesi che i pirati del racconto fossero Pirati barbareschi, anche se mancano conferme a questa ipotesi.
[modifica] L'inno dei Marines
Le azioni condotte dal corpo dei Marines nel corso delle "Guerre Barbaresche" è tuttora ricordato, all'inizio dell' Inno dei Marines, dove vi è un verso che ricorda le azioni del corpo "to the shores of Tripoli" ("fino al litorale di Tripoli").
[modifica] Pirati barbareschi nella letteratura e nell'arte
Pirati barbareschi compaiono in numerosi romanzi di avventura, tra cui Robinson Crusoe, Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, The Sea Hawk di Rafael Sabatini, The Algerine Captive di Royall Tyler, Master and Commander di Patrick O'Brian ed il Ciclo barocco di Neal Stephenson.
Miguel de Cervantes fu imprigionato nel bagno di Algeri, e echi della sua esperienza si ritrovano in alcuni suoi libri, tra cui Don Chisciotte della Mancia.
Anche il melodramma ha rappresentato (spesso in modo fiabesco) gli ambienti della pirateria, per esempio Il ratto dal serraglio di Wolfgang Amadeus Mozart o L'italiana in Algeri di Gioacchino Rossini.
[modifica] Celebri pirati barbareschi
- Khair ad Din, detto Barbarossa (m. 1546)
- Aruj, o Baba Aruj Barbarossa, turco Oruç (c. 1473-1518), suo fratello
- Dragut, detto anche Dorghut Rais, Turhud Rais o Dargut (ca.1485-1565).
[modifica] Vedere anche
- Prima guerra barbaresca
- Seconda guerra barbaresca
- cleptocrazia
- Dey