Peggy Sue si è sposata
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Peggy Sue si è sposata | |
Titolo originale: | Peggy Sue Got Married |
Paese: | Stati Uniti |
Anno: | 1986 |
Durata: | 104' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | commedia, drammatico |
Regia: | Francis Ford Coppola |
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Fotografia: | Jordan Cronenweth |
Montaggio: | Barry Malkin |
Musiche: | John Barry, Buddy Holly |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
Peggy Sue si è sposata è un film diretto dal regista Francis Ford Coppola.
Analisi del film ed elementi semiologici
"Il ricordo e' una cosa che hai oppure una cosa che hai perduto?" (Gena Rowlands in "Un'altra donna" di Woody Allen)
[modifica] TRAMA
Peggy Sue (Kathleen Turner) e' una donna di 43 anni, sposata da 25, con due figli ed un marito, Charlie (Nicholas Cage), da cui sta per divorziare. Il fallimento del matrimonio la induce a ripensare al senso della sua esistenza: le nozze precoci (a 18 anni) le hanno fatto perdere le altre cose della vita. Alla festa del liceo (per i diplomati del 1960) viene eletta reginetta, ma sul palco, colta da malore, sviene e si risveglia proprio nel 1960, ai tempi in cui era una teen-ager speranzosa. Rivede i genitori, la sorella, i nonni, le amiche, gli amici e crede di poter avere l'occasione (con il senno di poi) di mutare il proprio destino. Girato da Coppola nel 1985, poco dopo la morte del figlio, il film descrive perfettamente la fine degli anni cinquanta e l'inizio dei sessanta, con una precisa ricostruzione di ambienti e di spirito del tempo, strizzando l'occhio alla pittura di Rockwell e con una colonna sonora piuttosto azzeccata. Denso di maliconconia e di infinita nostalgia per un tempo perduto e che mai piu' tornera' (esemplare quanto commovente e' l'incontro con i nonni, in cui si percepisce - a livello figurativo e sentimentale - il modo in cui la memoria formalizza il "Tempo"), la pellicola e' un'autentica risalita nei labirinti della memoria, all'inseguimento di sogni, illusioni e speranze, nel tentativo di costruirsi un nuovo destino e di usufruire di una "seconda occasione". Criticato per l'happy-end, "Peggy Sue si e' sposata" possiede un'anima delicata ed evoca immagini e commozioni senza eccedere nel sentimentalismo melenso di cui, in genere, abbonda certo cinema americano. Il titolo e' ripreso dall'omonima canzone di Buddy Holly, uno dei grandi cantanti di quella stagione, che mori' in un incidente aereo il 3 novembre1959, insieme a Ritchie Valens (al secolo Ricardo Valenzuola), autore della famosissima "La Bamba". Il film e' anche ricordato per la grande interpretazione di Kathleen Turner, all'epoca trentenne, che con una certa disinvoltura riesce ad essere credibile sia nei panni di una quarantenne che in quelli di una diciottenne.
LA TELEVISIONE IN "PEGGY SUE SI E' SPOSATA"
Il primo fotogramma di "Peggy Sue si e' sposata" e' l'immagine, in bianco e nero, di Nicholas Cage, in tv, che pubblicizza un prodotto elettronico. E' evidente che la televisione - cosi' pervasiva e mimetica, capace di perdersi tra i tanti oggetti di un appartamento, al punto di passare quasi inosservata e di celare il suo potere occulto e la sua capacita' di essere "la macchina buddista" post-moderna - consente di proporre, all'interno di qualunque film, un piano di realta' piuttosto accentuato. Qui, pero', la televisione e' usata da Coppola per compiere un'operazione ancor piu' particolare. Con un movimento di macchina all'indietro si vede, infatti, l'ambiente in cui e' contestualizzato quel televisore: ci sono Beth (la figlia di Peggy) e poi la stessa Peggy intenta a truccarsi allo specchio. Ma e' tutta la sequenza che appare vista allo specchio. Charlie incorniciato dalla tv (in un mondo altro); Peggy, allo specchio, in un'altra cornice, decisamente piu' legata all'inconscio. Due mondi lontani, due intimita' ormai distanziate (Peggy chiede alla figlia di spegnere il televisore), con Beth che funge da collegamento, da ultimo labile filo (oltre al legame di sangue) che puo' - in qualche modo - tentare di ricucire lo strappo fra la coppia. La seconda volta che appare la Tv, e' nella casa di Peggy adolescente che, insieme alla sorella Nancy, guarda un programma a quiz. In questo caso, la televisione assolve davvero alla sua funzione di apparente specchio della realta' e del tempo in cui si trova Peggy.
GLI SPECCHI
La presenza degli specchi (finti o veri che siano rappresentano sempre l'idea del confine) attraversa tutto il film . Specchio per vedere l'altro se', per mettere in discussione la banale coincidenza con se stessi, per cercare la propria anima, una sorta di finestra aperta sull'altro mondo (non a caso in molte regioni d'Italia si usa dire ai bambini di non guardarsi troppo allo specchio altrimenti vengono gli occhi storti oppure arriva il diavolo). La prima sequenza (di cui si e' gia' accennato parlando di TV) e' allo specchio. Un'immagine non rara nel cinema e che, in questa circostanza, rimanda alla parte iniziale del film "Un'estate d'amore", diretto da un Bergman appena trentenne, che narra - guarda caso - di una donna che ripercorre la sua adolescenza. Ma c'e' una differenza nell'incipit di Coppola, lo specchio, infatti, e' finto: una controfigura tenta di imitare i movimenti di Peggy ma si capisce perfettamente che si tratta di una "messa in scena". Forse dipende da una ragione tecnica (nel 1985, il "digitale" non si era ancora sviluppato e una sequenza di questo tipo avrebbe potuto incontrare non poche difficolta' di realizzazione) ma piu' probabilmente si tratta di una precisa scelta registica: un'istanza/enunciazione per spiegare lo scarto interiore di Peggy, la lacerazione profonda tra "come e' il mondo", "come dovrebbe essere" e "come lei vorrebbe che fosse". Nello specchio c'e una seconda Peggy: e' "l'altra" che sta per emergere, pronta ad urlare tutta la rabbia e la delusione; una Peggy che tenta disperatamente di salvarsi la vita e cerca - in fondo - una cosa molto umana: una seconda occasione. E la mancanza dello specchio - o meglio della sua superficie - porta proprio la sensazione di un annullamento di densita', rendendo inconsistente la demarcazione - e la distanza - tra i mondi possibili. Questa ipotesi trova una plausibile conferma nella sequenza finale. Peggy si risveglia dal coma, trova Charlie al suo capezzale, parlano, si abbracciano, la macchina da presa compie un movimento all'indietro (come nella sequenza iniziale) ed anche qui si scopre che l'immagine era vista allo specchio (pure questo finto); arriva anche Beth e tutti e tre si stringono in un unico piano (a differenza dei tre piani su cui erano stati posti all'inizio). Cosi' si sancisce la fine dello strappo: un quadro unico, con uno specchio finto sul fondo; pero' - questa volta - nessuno di loro rivolge lo sguardo verso di esso, verso l'altro mondo: si ricuce in questo modo la lacerazione tra i due mondi di Peggy. In merito agli specchi, e' anche interessante la sequenza in cui Peggy si trova, appena destatasi dalla donazione di sangue, nei bagni della scuola, insieme alle amiche; il gioco delle immagini riflesse propone molte Peggy Sue; un'immagine ne rimanda sempre un'altra; sara' questo il filo conduttore del viaggio temporale della donna: di volta in volta spinta ad addentrarsi sempre piu' profondamente nel suo intimo e nei suoi doppi. Ma anche la casa dei genitori e' ricca di specchi e di porte, quasi a sottolineare un luogo dai molti risvolti, dai tanti segreti e dalle tante opportunita'.
IL COMA
Il viaggio che compie Peggy puo' corrispondere, per certi versi, all'evolversi del suo stato comatoso. Una condizione dove puo' anche essere possibile vivere una dimensione altra, uno stato di "sonno/sogno" prossimo ad un mondo parallelo, dove tutto appare possibile. Dopo lo svenimento sul palco, appena eletta Reginetta della festa degli ex-liceali, Peggy si ritrova sul lettino, reduce da una donazione di sangue. Si avvicina Charlie (in versione teen-ager) che, come un vampiro, le vorrebbe succhiare il sangue ed il bignet. Ci sono qui due rimandi allo stato di veglia, cioe' al mondo reale, di Peggy. Il primo - Charlie/vampiro - sottolinea il sangue che l'uomo le ha succhiato in 25 anni di menage familiare; il secondo - il bignet - richiama una delle ultime immagini viste da Peggy prima del malore: la torta per festeggiare la sua elezione a regina. Alla domanda di Peggy "Sono morta?", Charlie risponde "No, tu sei la non-morta". Sul piano semantico si puo' qui richiamare il quadrato di Greimas ed i semi in esso contenuti. Sul piano emotivo, anche in questo caso, si individua un evidente rimando al mondo reale di Peggy, prossima alla depressione (una situazione disforica) a causa del fallimento matrimoniale e percio' convinta di essere giunta al capolinea delle speranze: una "non-morta" e' una "zombie". Piu' complesso, invece, il rapporto con la morte; infatti, il tentativo proposto da Richard (come dice Confucio "passa per una porta!") di farsi investire dall'automezzo dei pompieri ("tanto se sei morta non puoi morire di nuovo"), spaventa Peggy che esclama "Non voglio morire!". Questo passaggio potrebbe corrispondere al momento piu' critico della fase di coma; molti medici, infatti, non escludono che, per taluni stati di coma, il momento piu' delicato - quello del possibile "non-ritorno" - possa essere superato dal desiderio inconscio di sopravvivenza del soggetto.
MANCANZA - VESTIZIONE DELL'EROE - INIZIO DEL VIAGGIO
Il mondo di Peggy Sue ha subito uno squilibrio. La delusione conseguente al prossimo divorzio porta la donna a riflettere sul senso della sua esistenza: 43 anni, 25 di matrimonio, due figli di cui e' orgogliosa. "Avessi saputo allora quello che so ora, avrei fatto tutto diversamente!" confessa Peggy - durante la festa - ad una sua amica. E' un'enunciazione chiarissima ed esemplare di un desiderio intenso. Visto che il mondo di partenza e' carente, manca di qualcosa, Peggy si predispone per il "viaggio" in un altro mondo: in questo caso il suo passato Peggy (l'eroe) passa attraverso il rito della vestizione (un abito bellissimo, anni cinquanta, color argento ed una collana con un cuoricino contenente le fotografie dei due figli), aiutata da Beth, esattamente come nella miglior tradizione dei Cavalieri e della Chanson de Geste. Gia' all'ingresso del salone delle feste si avverte lo scarto temporale che sta per realizzarsi. "Sei pronta per questi quattro salti nel passato?" e "Chi e' la madre e chi e' la figlia?" sono le due domande poste a Peggy da una coppia di ex-compagni di liceo. E poi le foto, del 1960, di Peggy, Charlie, Michael e degli altri studenti; Coppola non disdegna di mettere in stretta relazione gli odierni quarantenni con i loro "doppi" di 25 anni prima. Non solo, ma in alcuni "frame", collega simbioticamente Beth (ventenne) con le foto della madre da giovane; in questo modo si rende debolissimo il confine tra i due mondi (passato e presente). Peggy e' prossima a varcare il confine, un attimo di incertezza, con le spalle alla sala, un giro su se stessa, un ballo con Richard, mentre un palloncino - dello stesso colore del vestito di Peggy - volando verso l'alto (movimento verticale) accompagna l'ingresso di Charlie che scende le scale per entrare nel salone. Lo stesso palloncino e' visto, poi da Peggy, nel corridoio del liceo, ma questa volta il soffitto basso ne impedisce la naturale ascesa, evidenziando un potenziale senso di prigionia. Proclamata regina della festa, Peggy cammina lungo un tappeto (gia' segno di un altro mondo), sale sul palcoscenico, si gira su se stessa (sono davvero molte le volte in cui la donna compie questo movimento che anticipa sempre passaggi a luoghi piu' profondi), alcune bollicine di sapone (che imitano il movimento del palloncino) contornano il suo volto, si sente male e sviene. Il confine, percio', era il palcoscenico, raggiunto con un movimento verticale verso l'alto (come il palloncino, come le bolle di sapone). Ora il viaggio puo' iniziare, un'avventura che durera' sei giorni, esattamente come la piu' grande opera di sistemazione del mondo...
IL VIAGGIO
IL MONDO NUOVO ATTRAVERSO I SENSI Lo svenimento di Peggy Sue consente "l'irruzione dello straordinario": e' il modo in cui "l'ordinario e' reso strano", in cui il "racconto canonico viene violato" e "l'intreccio viene reso problematico ed incerto". L'importante e' che, come dice Bruner, "le cose che accadono in un racconto siano pertinenti alle convinzioni, ai desideri ed ai valori dei personaggi", cioe' siano coerenti con gli "stati intenzionali" dei protagonisti. Dunque, Peggy si risveglia dopo una donazione di sangue e si ritrova ben 25 anni indietro nel tempo ed un po' sconvolta. Le amiche la accompagnano a casa e cosi', nel primo vero "esterno" del film, lei vede le automobili dagli incredibili colori tipicamente anni '50, sente la musica del tempo e rimane senza parole. Ovviamente la constatazione del mondo in cui si trova passa attraverso l'esperienza sensoriale ed e' interessante seguirne la scansione. Abbiamo accennato alla vista (le auto mentre va a casa), ma ancor piu' intensa - per questo senso - e' la visione della casa della sua infanzia, in soggettiva, con movimento di macchina in avanti a seguire il percorso e la salita delle scale dell'ingresso; arriva alla porta, attraverso le tende intravede l'interno: e' il primo luogo dell'inconscio in cui entrera' Peggy. Il secondo senso ad essere attivato e' l'udito: sente la voce della madre che le dice di "entrare" tanto la "porta e' aperta" e questo fatto non e' per nulla casuale: le porte dei ricordi (anzi del mondo dei ricordi) sono sempre aperte a meno che non esistano "rimossi" piuttosto radicati. Il terzo senso coinvolto e' l'olfatto: abbracciando la madre Peggy esclama "Chanel N. 5, lo mettevi sempre!". Il quarto e' il tatto: nella sua camera Peggy inizia a toccare gli oggetti della sua infanzia ed e' indubbia l'emozione che ne scaturisce. Il gusto, ultimo dei sensi messo in gioco, passa attraverso le caramelle piene di colorante che Peggy sconsiglia di mangiare alla sorella Nancy "perché fanno venire il c..." , cosi' si capisce che la sorella morira'- in futuro - di tumore; ma il gusto viene coinvolto soprattutto nella bevuta di wiskey che Peggy si concede asserendo "al diavolo, tanto forse sono morta!".
I GIRI SU SE STESSA DI PEGGY Molti dei passaggi che compie Peggy Sue vengono anticipati da "giri su stessa" (a 180° ed anche a 360°) che la donna compie. Ad ogni giro corrisponde un nuovo livello di profondita', un luogo altro in cui Peggy si addentra durante il suo viaggio. Ne ricordiamo alcuni. Nella sequenza iniziale del film, Peggy si gira su stessa (davanti allo spechio), il movimento e' un po' innaturale e tale da evidenziare la finzione dello specchio: e' l'altra Peggy che comincia a scalpitare. Altri "giri" avvengono durante la festa, in particolare quello sul palco anticipa l'inizio del viaggio. E poi, ancora, sotto casa, dopo essere scesa dall'auto di Charlie (con il quale ha appena litigato) mentre si accinge ad una passeggiata che la portera' da Michael (il bello e dannato), con cui Peggy - da giovane - avrebbe voluto avere una storia. Un altro giro, una vera danza, lo compie prima di fare l'amore con Michael. Ed ancora, scendendo dall'auto del nonno, di fronte la casa dei genitori materni, in quel luogo della memoria dove il film raggiunge il momento piu' delicato e commovente. Un giro e', poi, necessario nella loggia del nonno che, insieme ad altri simpatici vegliardi, spera - con un rito divertente - di rimandare Peggy nel futuro; una Peggy piuttosto incredula ma vestita con un mantello (la vestizione per il viaggio di ritorno) mentre si intravede una scala (prima alle spalle della donna, poi di fronte) metafora del tragitto da compiere.
• UN QUOTIDIANO INGESTIBILE Un elemento essenziale, nella narrazione magica, del rapporto "personaggio-spazialita'", e' la capacita' dell'eroe di adattarsi al nuovo mondo e alle regole che lo governano. E' un problema complesso che concerne la relazione tra conoscenza (o non conoscenza) e quotidianita'; nel caso di Peggy la conoscenza del futuro non si rivela propriamente un "valore aggiunto" ma sembra piuttosto un elemento perturbante e che incide fortemente sulle sue possibilita' di adeguamento. Pero' e proprio questo "surplus informativo" che puo' far inserire Peggy nella categoria degli eroi in quanto "serie di fenomeni" (Lovecraft). Tornare indietro di 25 anni, con la coscienza dell'adulto, non e' questione da poco, tutto risulta alterato. Rivedere i genitori le offre l'opportunita' di rivivere in modo diverso (in particolare dal punto di vista emozionale) la vita quotidiana, apprezza la tavola con la famiglia riunita, promette di comportarsi bene, dice di avere dei genitori fantastici; divertenti sono i consigli sessuali della madre: "Peggy, sai cos'e' il pene? Stanne alla larga". Anche il rapporto con Charlie ne risente: in auto Peggy vorrebbe fare l'amore e cerca di convincerlo con le arti e l'esperienza di una donna quarantenne, sufficientemente sfacciata e disinibita per sapere come "mandare su di giri" un uomo; il ventenne Charlie e' chiaramente spaventato. Con le amiche, lo scarto temporale porta difficolta' relazionali: per un sabato sera Peggy propone un cinema o una serata per sole donne ma le amiche le rinfacciano di essere "immatura" perché il sabato sera si esce con il ragazzo... Pure a scuola la questione e' piuttoso complicata: al mattino scopre che c'e' un compito in classe di algebra; ovviamente non e' in grado di risolverlo ma se la cava dicendo al professore: "l'algebra in futuro non mi servira' mai! E parlo per esperienza!"... (questo diventa un gesto eroico di fronte agli altri studenti). Con Michael il discorso e' un po' diverso: lui e' un poeta, un creatore ed un visitatore del mondo delle emozioni e dei sentimenti, cioe' predisposto a cercare dimensioni "altre", percio' Michael considera le stranezze di Peggy come una forma di originalita'. Con Michael, Peggy trascorre una stupenda notte d'amore ("C'e' da non credere che tutto cio' sia accaduto"), fumando la marijuana che Beth aveva lasciato nel vestito della madre; un'ottima marijuana che fa dire a Peggy "beh, resiste bene ai viaggi", usando, qui, un doppio senso legato al suo viaggio nel tempo ed a quello indotto dall'uso della droga (in entrambi i casi, comunque, si tratta di escursioni in mondi altri). Precedentemente, si e' accennato al fatto che Peggy, di volta in volta, entri in luoghi sempre piu' profondi ed oscuri; non a caso l'incontro con Michael avviene in un locale, tipicamente nello stile pittorico di Rockwell, che si chiama "The Hole" (il buco). Anche la discussione piu' dura che ha con Charlie, si svolge in cantina, dopo la discesa in basso, in un luogo oscuro, il territorio dell'inconscio. Dal canto suo, Richard, un futuro scienziato, appurata la veridicita' di alcune affermazioni di Peggy, non si sorprende troppo, anzi si entusiasma e comincia a studiare l'elenco di invenzioni che Peggy sciorina: scarpe da tennis spaziali, forno a micro-onde, orologi digitali, televisori portatili, calcolatrici miniaturizzate, High-Tech, ecc. La stessa Peggy cerca di lavorare all'affare del secolo: l'invenzione del collant!
AIUTANTI MAGICI Secondo la tradizione, l'eroe che compie un viaggio, che varca il confine tra i mondi, che affronta le prove ed alla fine risolve la "mancanza", necessita sempre di qualche aiutante (che talvolta puo' rivelarsi un falso aiutante), di un compagno di viaggio. Ed e' quello che cerca Peggy. Il primo a cui si rivolge e' Richard ("Sei il piu' intelligente che avevo per chiederlo"): da grande sara' un famoso scienziato, quindi e' probabile che capisca cose che ad altri appaiono impossibili. Fissa con lui un appuntamento in un laboratorio pieno di aquiloni (la macchina volante) e su cui campeggia la riproduzione del sistema solare; un luogo magico che ben si presta a rappresentare la metafora del viaggio, del volo per arrivare in nuovi mondi e per giungere "la' dove nessun uomo e' mai giunto prima". Non a caso, la stessa Peggy passeggia in citta', con Richard, portando in mano un aquilone. La collaborazione fra i due sembra sortire alcuni frutti, ma Richard chiede a Peggy di cambiare il suo destino e di diventare sua moglie. Peggy rifiuta categoricamnete, non vuole restare imprigionata in un mondo al quale non appartiene: "Devo andarmene, sono un anacronismo ambulante!". In effetti, in questo scarto temporale, Peggy avverte l'impossibilita' di una qualunque vita, continuamente sospesa, com'e', tra una sorta di "archeologia del futuro" e di "vaticinio del passato". Inoltre, il giorno successivo compie 18 anni e dovrebbe rimanere incinta e sposare Charlie (cosa che vuole evitare a tutti i costi). Il secondo aiutante a cui si rivolge e' Michael: con lui Peggy esaudisce un suo vecchio desiderio (ha sempre sognato di avere una relazione con il bel tenebroso) ma il mondo che le propone (allevare galline, in una sorta di comunita', nello Utah) non rientra nei progetti della donna. Il terzo aiutante e' il nonno che, nella sua loggia, organizza un improbabile viaggio nel tempo. Al culmine dell'esperimento arriva un temporale, c'e' un black-out e Charlie irrompe nella sala della loggia per salvare Peggy. Discutono, tutto sembra finito, Peggy rinfaccia al giovane colpe che lui non ha ancora commesso. Poi le consegna il regalo del compleanno : e' la collana che Peggy indossava alla festa prima di svenire e che aveva cercato al suo risveglio. Nel cuoricino ci sono due fotografie; a Peggy sembrano le foto dei figli (Scott e Beth) ma Charlie le spiega che sono loro due da piccoli. Si puo' anche sottolineare che il cuoricino, oltre ad essere un "oggetto magico", e' anche un'icona ed un simbolo. E' icona perché per somiglianza ci riporta all'organo del cuore visto come depositario delle emozioni e quando Peggy se ne "riappropria" decide di scegliere con esso e non piu' con lo stomaco. E' un simbolo perché l'organo fisico non ha proprio la forma che esteticamente abbiamo scelto di attribuirgli: si tratta di una convenzione. Comunque, nel vedere il cuoricino, Peggy esclama "Allora sono NOI!" e si dona a Charlie. Il futuro non si puo' cambiare e alla fine l'aiutante magico e' esattamente l'uomo da cui cercava di sfuggire. In questo senso, puo' venire in mente la storia di Rabbi Eisik, cosi' come la racconta Martin Buber.
Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia, viveva da anni in miseria senza che cio' avesse intaccato la sua fede in Dio. In sogno, ricevette l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Il sogno si ripete' per tre volte, a questo punto Eisik si mise in cammino e raggiunse Praga a piedi. Ma il ponte era sorvegliato, giorno e notte, dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio si scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine, il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicino' e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli racconto' il sogno ed il capitano scoppio' a ridere. "E tu, poveraccio, per dar retta ad un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah. Stai fresco! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire ad un sogno ed andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, tal Eisik figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa. Eisik figlio di Jekel, ma scherzi? Mi ci vedevo proprio a mettere a soqquadro tutte le case di una citta' in cui meta' degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra meta' Jekel". E rise nuovamente. Eisik lo saluto', torno' a casa sua e dissotterro' il tesoro con il quale costrui' una sinagoga chiamata "Scuola di Reb Eisik figlio di Reb Jekel". "Ricordati questa storia - aggiungeva Rabbi Bunam che la narrava frequentemente - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'e' qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare" Allora il luogo in cui e' situato il tesoro (cioe' il compimento dell'esistenza) e' lo stesso luogo in cui ci si trova. Ma non solo, c'e' anche un invito a cercare, a varcare i confini, a compiere il viaggio, ad incontrare l'altro, in questo modo si prende coscienza di se stessi e di quello che c'e' intorno. Non e' quello che accade a Peggy Sue? E stata data voce all'inquietudine di Peggy, ora la matassa e' dipanata, la donna e' giunta - dopo il viaggio, gli incontri e tutto il resto - alla conoscenza e quindi alla comprensione, tutto cosi' le pare piu' sopportabile e denso di senso. Peraltro una cosa simile si verifica ne "Il mago di Oz", dove la protagonista - Dorothy - sviene e si ritrova proiettata in un'altra dimensione; al risveglio si rende conto che "non c'e' nessun posto piu' bello di casa mia"... Si puo' ancora aggiungere che il ritorno alla realta' - e quindi al mondo ordinario - si verifica il giorno del diciottesimo compleanno di Peggy; siamo - nell'ambito delle fiabe - nella cosiddetta "linea d'ombra", il compimento dei 18 anni (nelle fiabe a volta si anticipa ai 16) viene considerato, infatti, il passaggio all'eta' adulta, alla maturita'
L'INCONTRO CON I NONNI: SAGGEZZA E SETACCIO L'incontro con i nonni materni e' uno dei momenti piu' emozionanti del film. Il calore che emana quella dimora, il caminetto e la disposizione degli oggetti innescano un profondo movimento mentale guidato dagli occhi della memoria. La sequenza di Peggy alla finestra (un'altra cornice), mentre sul fondo, vicino al tavolino ed al caminetto, ci sono i nonni, riprende - in un certo modo - la disposizione proposta all'inizio del film (lei allo specchio, Beth piu' indietro e, sul fondo, il televisore con Charlie). Interessante e' la necessita' che spinge Peggy a chiedere consiglio ai nonni, raccontando loro quanto le sta accadendo. La donna si rivolge a due anziani cioe' ai detentori di un certo sapere saggio dovuto alla loro esperienza. Questo e' un "topos" della narrazione ed, in particolare, della fiaba. Vi e' da notare, inoltre, il suggerimento della nonna, che invita Peggy a sfogliare la sua vita scegliendo solo le cose che contano e di cui e' orgogliosa. Qui vi e' traccia, e qualcosa di piu', del principio del "setaccio" (presente in molte fiabe arcaiche) da utilizzare per separare le cose pure da quelle impure, il bene dal male, ecc.
IL RISVEGLIO In Ospedale, Peggy si desta, al suo fianco c'e' Charlie, completamente disfatto da alcune notti insonni, passate al capezzale della moglie. Parlano e sono vicini, Charlie le racconta dei tanti fiori ricevuti, delle telefonate e delle visite, poi le fa vedere un libro mandato da Michael , "L'anima pellegrina" dedicato "a Peggy Sue ed ad una notte stellata": esattamente le parole usate in quell'incontro d'amore che non dovrebbe essere mai accaduto. Cosi' l'eroina torna al mondo d'origine, il suo clan si e' ricompattato (emblematica e' l'immagine conclusiva), dal viaggio e' tornata arricchita da una nuova coscienza delle cose e, perché no, da un oggetto - il libro di Michael - nato da una notte d'amore mai consumata oppure semplicemente rimossa.