Notturno indiano
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Notturno indiano è un romanzo di Antonio Tabucchi.
[modifica] Trama
Roux è in India, a Bombay sulle tracce di un certo Xavier. Chiede di lui prima ad una prostituta di nome Vimala Sar, poi ad un dottore e fa visita del suo "ospedale" sporco e squallido. Inorridito dalla miseria alberga al Taj Mahal e gode del lusso più sfrenato. Incontra personaggi come il jainista, la ladra Margareth e un altro sconosciuto. Si reca a Mangalore e poi a Goa; durante il viaggio fa la conoscenza di un mostruoso Arhant e di suo fratello. Sogna nella biblioteca di Goa e parla con Padre Pimentel; alloggia all'hotel Zuari, discute con il postino Tommy ed altri hippies. Si reca presso l'hotel Mandovi dove dialoga col maître ed, infine, incontra Christine nell'hotel Oberoi.
[modifica] L'opera
I temi trattati nel corso del romanzo da Antonio Tabucchi sono parecchi e differenti.
Nei primissimi capitoli l'autore evidenzia la tetra miseria che l'intera India patisce, gli effetti disastrosi sulla popolazione del colonialismo inglese, la dipendenza economica dall'Europa, in particolare dall'Inghilterra e dal Portogallo. Tutto questo ha portato ad un incredibile abbassamento del tenore di vita, tanto che la sporcizia è diffusa quanto la prostituzione che dilaga ovunque e coinvolge interi quartieri, definiti "delle gabbie". Alla luce di tale sfacelo è ben comprensibile la constatazione del cardiologo dell'"ospedale": "Essere atei è la peggiore maledizione, in India".
È possibile tracciare una similitudine tra la sorte dei malati nei lazzaretti indiani e le speranze dei dannati nell'opera dantesca (v. Divina Commedia): da una parte vi sono gli afflitti che identificano col futuro la speranza di salvezza, come nel Purgatorio; dall'altra ci sono, come nell'Inferno, gli incurabili che attendono la morte nel dolore, nella sporcizia e nel caldo.
A partire dal terzo capitolo i problemi dell'India, quali la mancanza di acque potabili, la presenza di malattie trasmesse da corvi, ratti e insetti, la miseria diffusa, vengono accantonati per dare vita al contrasto con il lusso degli alberghi, il Taj Mahal, l'Oberoi, le città nelle città, nei quali il protagonista soggiorna.
Tema ricorrente, e forse chiave del libro, è quello degli incontri: essi avvengono sempre di sera o di notte, da qui suppongo derivi la scelta del titolo; e ciò non è un caso: infatti occorre ricordare la frase portante all'inizio del capitolo sei, "Il corpo umano potrebbe non essere altro che un'apparenza. Nasconde la nostra realtà. Prende consistenza sulla nostra luce o sulla nostra ombra", come se il corpo, la sostanza, la valigia del jainista, fosse messo in chiaro e compreso proprio al momento delle ombre, ovvero la notte. Per Tabucchi gli incontri sono casuali, ma determinanti lo svolgersi degli eventi, come già osservato in "Sostiene Pereira" e in "Piccoli equivoci senza importanza"; essi avvengono con persone con cui ci si permette confidenza, che si è certi di non rivedere più. In tal modo il jainista confessa di avere pochi giorni di vita, i due inglesi appena conosciutisi dibattono amichevolmente circa l'arte dravidica e la ladra dell'albergo, Margareth, non solo non perde la calma sapendo che la propria lettera è stata aperta e trascritta dal protagonista, ma addirittura accetta consiglio ed è consolata da un uomo, Roux, che per lei, in fondo, è uno sconosciuto.
L'incontro con il ragazzo di 10 anni e il suo fratello Arhant ha permesso l'introduzione di concetti come la coesistenza del Karma, destino, e Atma, anima individuale, all'interno del corpo; e ciò che risalta all'esterno è solo Maya, ovvero apparenza, illusione ancora una volta ricollegata alla frase iniziale del capitolo sei sopra riportata.
Di questa parte mi ha colpito la frase "tu sei un altro", logicamente impossibile poiché non si può essere diversi da ciò che si è, ma esplicabile soltanto all'interno della finzione del romanzo: infatti l'indovino deforme suppone che l'Atma di Roux, nella realtà dell'opera, sia in un luogo diverso, su di una barca, forse la stessa nella quale successivamente il protagonista prenderà parte alla festa degli hippies.
Con "Notturno indiano" abbiamo avuto un esempio di ciò che è definito "metaromanzo": come nel metateatro Plautino, anche qui abbiamo la frattura delle barriere, ma mentre con il commediografo latino si ha una fusione tra finzione e realtà, Tabucchi crea una storia all'interno di un'altra storia, ovvero si ha "il romanzo che racconta se stesso" [Anna Dolfi].
Tutto torna: Roux, partito alla volta dell'India per cercare un altro, finisce per trovare sé stesso in un'imbarcazione con tante luci; ma stando al colpo di scena finale, non è forse vero che il cercante e il cercato, dopotutto, convergono nella stessa persona?