Jean Meslier
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Jean Meslier (Mazeny, Champagne 1664 - Étrépigny 30 giugno 1729), prete francese, curato in un piccolo paese di campagna, "precursore del secolo dei Lumi".
Egli divenne improvvisamente noto dopo la sua morte per un testamento in cui (leggendo dal lungo titolo dello stesso)
- "si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo".
Inoltre, nel suo testamento spirituale, il sacerdote chiedeva scusa ai propri fedeli per quanto aveva predicato in tutta la vita, per aver mentito esercitando la professione di prete.
[modifica] Il Testamento di Jean Meslier
Il titolo completo del testamento di Jean Meslier è il seguente:
- "Memoria dei pensieri e dei sentimenti di Jean Meslier, prete, curato di Ètrèpigny e di Balaives, su una parte degli errori e degli abusi del comportamento e del governo degli uomini da cui si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo, affinché sia diretto ai suoi parrocchiani dopo la sua morte e per essere usata da loro e da tutti i loro simili quale testimonianza di verità".
La critica di Meslier, diversamente da altre, oltre a contrapporre al Vangelo il confronto con altre fonti storiche ed i reperti archeologici del tempo, si svolge tutta nei confronti dei testi biblici ed, in particolare, si focalizza sui Vangeli e sulla verità storica del testo, non entrando nel merito teologico e non toccando altri libri della Bibbia.
Meslier, con citazioni precise, tratte dalla traduzione ufficiale della Bibbia proposta dalle comunità cristiane, evidenzia contraddizioni interne ai passi evangelici. Esse riguardano, tra l'altro, il numero e i nomi degli apostoli, il racconto della nascita ed infanzia di Gesù secondo Matteo e Luca, l'esistenza di una persecuzione da parte di re Erode, la durata della predicazione di Gesù, giorni e luogo dell'Ascensione; dunque eventi fondamentali della vita del Messia.
Il testamento di Jean Meslier si articola in otto parti fondamentali:
1. Non sono che invenzioni umane.
2. La fede, "credenza cieca", è un principio di errori, di illusioni e di raggiri.
3. Falsità delle presunte visioni e rivelazioni divine.
4. Vanità e falsità delle presunte profezie dell'Antico Testamento.
5. Errori della dottrina e della morale della religione cristiana.
6. La religione cristiana autorizza le prepotenze e la tirannia dei grandi.
7. Falsità della presunta esistenza della divinità.
8. Falsità dell'idea della spiritualità e dell'immortalità dell'anima.
Oltre che la Chiesa, la religione, Dio e la figura di Gesù, nel mirino del Testamento ci sono la monarchia, l'aristocrazia, l'Ancien regime, l'ingiustizia sociale e la morale cristiana del dolore: in esso si professa una sorta di comunismo anarchico ante litteram ed una filosofia materialista.
Il libro uscì nel 1729, dopo la morte di Meslier, ma egli vi aveva lavorato per gran parte della sua esistenza.
[modifica] Nazaret e Betlemme
I racconti di Luca e Matteo dicono che Gesù nacque a Betlemme. Spesso Gesù è detto "Gesù di Nazaret": sulla carta geografica Nazaret dista diversi giorni di cammino da Betlemme. Nazaret è anche un nome comune che ha tutt'altro significato. La dicitura Gesù il Nazareno in realtà avrebbe un'ortografia diversa: "Gesù il nazareno", con la minuscola per riferirsi non a Nazaret (che non è la città nativa) ma al nome comune nazaret. Non esiste un passo biblico che citi Nazaret.
[modifica] I fratelli di Gesù
Controversa è l'interpretazione del passo biblico in cui si parla dell'apostolo Giacomo. Per le Chiese evangeliche e altre si tratta di uno dei fratelli di Gesù; per la Chiesa cattolica di un cugino, cosa conciliabile con il dogma di Maria Vergine secondo il quale la madre di Gesù concepì il figlio per mediazione dello Spirito Santo e non consumò in unione carnale il matrimonio con Giuseppe.
La parola greca adelphos usata nel testo biblico, nei vocabolari attualmente in uso, viene tradotta con il solo significato di "fratello"; i significati delle parole che compaiono nei passi biblici sono spesso evidenziati a parte, con riferimento alla fonte, trattandosi di testi della tarda grecità e traduzioni in una lingua popolare non sempre corretta.
Tuttavia, l'ebraico, allora come oggi, usa una sola parola per indicare "fratello" e "cugino" perché negli usi di questo popolo conta il legame con il clan familiare, e fratello e cugino comportano un legame di sangue ugualmente stretto che non è necessario distinguere (come era tipico di una società patriarcale).
[modifica] Barabba e Gesù
Barabba, per la Bibbia proposta dalla Chiesa, era un ladrone qualunque di cui la folla avrebbe chiesto la liberazione a Pilato al posto di Gesù, come usava nella Pasqua. Barabba in realtà significa "Figlio del padre" (in alcuni passi della Bibbia ufficiale Gesù dice "Abbà", Padre!, che sarebbe la traduzione del termine ebraico; in quegli anni i romani sedarono una rivolta per un tale Bar Kochba, ossia "Figlio della Stella", che gli ebrei considerarono il Messia di cui parlavano i profeti dell'Antico Testamento). La Giudea era soggetta a continue rivolte ed era una delle regioni più difficili da controllare dell'impero romano. Gli ebrei attendevano un Messia inviato da Dio per liberare il Popolo Eletto dalla dominazione romana.
Gesù aveva deluso le loro aspettative e la folla era inferocita perché non aveva trovato in lui un liberatore. Barabba era il Messia secondo una parte degli Ebrei come altri che si dicevano il Messia durante la vita di Gesù. Anche ad essi si riferiscono i passi in cui Gesù raccomanda di guardarsi dai falsi profeti.
Gli ebrei erano divisi in sette che divergevano su chi fosse il vero Messia, quale uomo sostenere come Liberatore del popolo ebraico.
I Vangeli spiegano questo fatto dicendo che il Regno di Gesù non era in questa terra, ma nei Cieli. Gli ebrei attendevano quel Regno su questa terra come un riscatto dalle condizioni materiali in cui viveva la Giudea.
[modifica] La guarigione del sordomuto
Un altro riferimento diretto a passi evangelici riguarda l'episodio della guarigione del sordomuto. A questo proposito Meslier chiosa: "durante la guarigione del sordomuto, di cui si parla in san Marco, è stato detto che Gesù agì in un modo quanto meno bizzarro; dopo avergli messo le sue dita nelle orecchie, e averlo sputato, gli tirò la lingua; poi volgendo gli occhi al cielo, fece un gran sospiro e gli disse: epheta".
Il passo a cui si fa riferimento è nel Vangelo di Marco (Mc 7, 31-37): «Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente>>.
Le due citazioni mostrano in un certo senso l'importanza della traduzione. Nel secondo caso, la traduzione non pone un accento "grottesco" su quei particolari che portano Meslier a questo giudizio. Tra l'altro, non compare il particolare della "tirata di lingua", che forse era presente nelle traduzioni bilbliche al tempo di Meslier.