Battaglia di Latakia
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| Battaglia di Latakia | |||||||
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| Parte della Guerra del Kippur | |||||||
 Schema dello scontro navale al largo del porto di Latakia, Siria. |
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| Schieramenti | |||||||
| Israele | Siria | ||||||
| Comandanti | |||||||
| Michael Barkai | |||||||
| Effettivi | |||||||
| 6 lanciamissili | 3 lanciamissili, 1 torpediniera, 1 dragamine | ||||||
| Perdite | |||||||
| nessuna | 3 lanciamissili, 1 torpediniera, 1 dragamine | ||||||
La battaglia di Latakia fu un piccolo ma rivoluzionario scontro navale, occorso durante la guerra del Kippur, e che si svolse il 7 ottobre 1973 nelle acque di fronte alla città siriana di Latakia, e che vide opposti israeliani e siriani. Fu la prima battaglia navale nella storia in cui si trovarono faccia a faccia imbarcazioni dotate di missili anti-nave e di contromisure elettroniche antimissile.
[modifica] Le incertezze
Nel primo giorno di guerra, il comando navale israeliano inviò una task force di otto navi lanciamissili di classi Saar 3 Jaguar e Saar 4 Reshef allo scopo di affrontare le lanciamissili siriane fuori dall'importante porto di Latakia.
La grande incognita che la squadra israeliana doveva considerare era l'efficacia del loro sistema lanciamissili e delle contromisure: le loro navi non avevano mai avuto il battesimo del fuoco, e se la classe Saar 3 veniva da un progetto tedesco con qualche anno sulle spalle (la classe Jaguar, appunto), la nuova classe Reshef era un progetto completamente nuovo.
Le navi attaccanti montavano, peraltro, un missile antinave di nuova concezione, il IAI/MBT Gabriel, di progetto e produzione interamente israeliano, e il cui raggio d'azione, 20 km, era appena la metà del raggio d'azione dell'omologo montato sui lanciamissili siriani, il sovietico SS-N-2 Styx. L'intensità della sfida, oltre che tecnica, risultava anche psicologica: una lanciamissili egiziana dotata dello Styx aveva affondato una cacciatorpediniere israeliana nella guerra dei sei giorni, nel 1967.
Le contromisure israeliane, a loro volta totalmente mancanti di un precedente operativo, erano un'altra grossa incognita: erano in molti a chiedersi se i missili di fabbricazione sovietica sarebbero "cascati nelle trappole" tese dall'elettronica israeliana.
Un successo avrebbe significato la dominazione israeliana delle acque che erano teatro del conflitto, e quindi la libertà, per Israele, di non ricevere attacchi via mare. Una sconfitta avrebbe significato la vanificazione immediata delle tecnologie sviluppate dagli ingegneri israeliani, sia offensivamente (missili anti-nave) sia difensivamente (contromisure), nonché un modo totalmente diverso per la popolazione di considerare la propria sicurezza.
Per la marina siriana, che utilizzava naviglio sovietico di ultima concezione, ma già collaudato (lanciamissili di classe Komar e Osa), il problema si poneva in modo molto meno acuto: tanto che infatti nell'ordine di battaglia le navi non viaggiavano in gruppi tattici di rilevanza, ma praticamente isolate l'una dall'altra nonostante l'avvicinarsi di una consistente squadra nemica a un porto importante come Latakia.
[modifica] Lo scontro
La squadra navale israeliana incrociava a largo di Latakia in due file parallele di tre navi ciascuna, mentre due navi israeliane restavano di pattuglia più a sud, in un punto più vicino alla costa. Queste ultime non presero parte effettivamente alla battaglia.
Sugli schermi radar israeliani il primo contatto fu con una torpediniera siriana a nord-est delle loro posizioni, in avvicinamento: le formazioni ruppero il ghiaccio con fuoco d'avvertimento, vale a dire una salva da 76 mm tirata alta sopra la nave siriana, e ricevettero il fuoco di un cannoncino da 40mm in risposta.
Micheal Barkai, capo della missione d'attacco, ordinò che la Hanit, nave israeliana più vicina al contatto, la ingaggiasse prima che i siluri siriani fossero a distanza utile per armarsi e colpire. In poco tempo il suo cannone da 76/62, al massimo della gittata, affondò la nave nemica, che però nel frattempo aveva comunicato posizione, direzione e velocità delle Saar all'attacco.
Un altro contatto comparve poco dopo 25 miglia a nord-est del convoglio: si trattava di una dragamine in operazione sottocosta, che al primo contatto radar fece subito rotta verso nord per allontanarsi. Dagli israeliani partì un Gabriel, che mancò il bersaglio. Il convoglio comunque si muoveva più velocemente del dragamine, che quando fu a sole 17 miglia di distanza, fu colpita in pieno da un altro missile anti-nave. Gli israeliani continuarono il loro viaggio verso Latakia.
Non potendo permettersi un attacco direttamente nel porto, i siriani richiamarono su Latakia tre lanciamissili probabilmente dirette verso sud, e il cui scopo era affrontare la pattuglia israeliana. Erano 2 Komar e 1 Osa, che appena videro il convoglio nemico sul radar lanciarono i loro Styx da grande distanza.
Dal convoglio partì una completa copertura di chaff (piccoli missili dotati di una copertura in alluminio) con lo scopo di creare nella testata del missili in arrivo una serie di falsi obbiettivi, e inviarono segnali di disturbo elettronico per confonderne i sistemi di guida. Le contromisure furono efficaci, perché gli Styx, uno dopo l'altro, mancarono il bersaglio inabissandosi davanti o passando sopra le navi israeliane, che così poterono puntare verso gli avversari.
Le Komar avevano lanciato tutti i loro missili, la Osa ne aveva ancora due: mentre le prime muovevano a tutta velocità verso il porto, l'ultima aspettò che le Saar si avvicinassero ancora prima di lanciare. Nel frattempo, gli israeliani erano a gittata utile per i loro Gabriel, i quali vennero lanciati in quantità tali da non lasciare scampo ai difensori siriani.
Le Komar vennero affondate in breve tempo, mentre la Osa venne lasciata per ultima, perché cercava di tenersi a distanza per lanciare senza essere attaccata. Gli ultimi missili sovietici caddero a vuoto, disturbati e confusi dai jammer e dai chaff, e l'ultima nave siriana venne colata a picco.
Dall'inizio dello scontro erano passate meno di sei ore.
[modifica] Conseguenze
La marina israeliana fu in grado di dimostrare non solo il proprio ruolo, generalmente sminuito rispetto alla preponderanza degli altri corpi dell'IDF (esercito e aviazione), ma anche la propria presenza dominante nel Mar Mediterraneo sud-orientale. L'aiuto di nuove tecnologie sviluppate interamente in Israele aveva dato modo di provare anche la bontà dell'apparato industriale israeliano, che usciva, per molti versi, dall'aiuto progettuale e produttivo degli Stati Uniti.
La più grande portata bellica della battaglia fu sicuramente il battesimo del fuoco per armi che avrebbero rivoluzionato, nei trent'anni successivi, il modo di concepire la battaglia navale. Se nei cinque secoli precedenti le navi risolvevano le loro dispute a colpi di cannone, e nella seconda guerra mondiale il siluro aveva – seppur di poco – allungato le distanze di tiro, dagli anni settanta le navi hanno la possibilità di confrontarsi a decine di miglia di distanza, e lo scontro navale in tutto il mondo diventa un wargame in bilico tra rilevazioni radar, contromisure elettroniche ed efficacia balistica.
