Alessandro Farnese il giovane
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Cardinale | |
Alessandro Farnese il Giovane della Chiesa cattolica |
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Alessandro Farnese, dettaglio del celebre dipinto di Tiziano Paolo III e i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese |
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Proclamato | 18 dicembre 1534 da papa Paolo III |
Nato | 7 ottobre 1520, Valentano |
Ordinato | |
Consacrato | |
Vescovo | |
Deceduto | 2 marzo 1589 |
Cardinale Titolo cardinalizio Collegio cardinalizio · Concistoro Tutti i cardinali dati |
Alessandro Farnese il giovane, (Valentano, 27 settembre 1520 – Roma, 28 febbraio 1589), passerà alla storia con l'appellativo di "Gran Cardinale". Fu un uomo colto e un grande mecenate. Grazie al fascino che lo contraddistinse in giovinezza ebbe molte storie sentimentali con numerose nobildonne.
Indice |
[modifica] Giovinezza
Alessandro, il primo dei cinque figli Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini di Pitigliano, nacque nel castello di Valentano. La famiglia lo destinò immediatamente alla carriera ecclesiastica. Alessandro iniziò i suoi studi a Parma e, in seguito, si trasferì presso il collegio “Ancarano” di Bologna, dove fu mandato insieme al fratello Ottavio per apprendere le materie letterarie, giuridiche e teologiche.
[modifica] Cardinale
Il 18 dicembre 1534, a soli quattordici anni, fu creato cardinale dal nonno Paolo III, da poco asceso al soglio di Pietro, insieme al cugino sedicenne Guidascanio Sforza, figlio di Costanza Farnese, sorella di Pier Luigi, e del Conte Bosio II Sforza di Santa Fiora. Il giovane Alessandro ricevette la berretta rossa dalle mani del cardinale Del Monte, il futuro Giulio III. Dopo la nomina cardinalizia il papa gli volle assegnare come precettore Marcello Cervini, un giovane prete che si installò a Palazzo Farnese. Nell’agosto del 1535, per la morte del cardinale Ippolito De Medici, Alessandro divenne Vicecancelliere della Chiesa, succedendo nell’ufficio e in tutti i benefici al deceduto. Senza cessare di appartenere all’ordine dei cardinali diaconi, cambiò il proprio titolo da Sant’Angelo in Foro Piscium a quello di San Lorenzo in Damaso. Dopo questa promozione, il papa affiancò a Marcello Cervini Bernardino Maffei, un poeta e collezionista di medaglie, delle quali si serviva per le sue lezioni di storia. In questo periodo ebbe un contrasto con Carlo V, per dell’affidamento della diocesi di Jaen, assegnatagli alla morte del cardinale S.G. Merino, vescovo di Bari e protetto dell’Imperatore, che avrebbe preferito un suo candidato. La contesa durò fino al 1536, quando Alessandro scambiò il vescovado di Jaen con quello, di Monreale, la cui rendita valeva 15.000 scudi l’anno. Le sue rendite, dieci anni dopo, erano stimate in 60.000 scudi. Nel 1538 lavorò quale “cardinal nipote” presso la segreteria di Paolo III, coadiuvato prima da Marcello Cervini, suo segretario, e poi da Nicolò Ardinghello, Girolamo Dandini e Bernardino Maffei. Si occupò della lega antiturca e coordinò la preparazione del viaggio di Paolo III a Nizza, per cercare di ricomporre la guerra tra l’imperatore Carlo V ed il re di Francia Francesco I, arrivando addirittura a proporre, nel giugno 1539, un matrimonio tra l’imperatore, da poco rimasto vedovo, e Margherita, figlia del re di Francia. Finché Paolo III rimase in vita, seguì sempre con molto interesse la politica vaticana, soprattutto la questione Luterana, anche se non ebbe mai un’autonomia decisionale. Nel 1546, insieme al fratello Ottavio, partecipava, come legato pontificio presso Carlo V, alle guerre smalcaldiche.
[modifica] Crisi a Parma
Dopo la morte del padre, Pier Luigi, si aprì la questione del ducato di Parma, che Paolo III voleva tornasse alla Chiesa per evitare che Carlo V se lo arrogasse, ma il nipote Ottavio lottò duramente per i suoi diritti. Fu un duro colpo per il papa ottantunenne, che si dovette allettare. Alessandro, credendo ad una fine imminente, adottò le misure che consigliavano le circostanze. Fece chiudere le porte di Roma in modo da avere il monopolio sulle informazioni che uscivano dalla città e fece ingiungere al legato pontificio a Parma di consegnare la città ad Ottavio. Camillo Orsini, comandante della piazza di Parma per conto del papa, venendo a sapere della vacanza rispose che aveva ricevuto Parma da un papa e l’avrebbe lasciata solo dietro ordine di un altro papa, ordine che venne impartito da Giulio III come ringraziamento dell’aiuto ricevuto in conclave. Il nuovo pontefice assegnò al duca anche 2.000 scudi l’anno come corrispettivo per il suo incarico di Gonfaloniere. Pochi mesi dopo l’imperatore restituì Piacenza al duca Ottavio. Nel 1551 Alessandro fu inviato da Giulio III presso il fratello Ottavio con l’incarico di convincerlo a restituire il suo ducato. Ma Alessandro decise di disubbidire al papa e, per restare fuori portata, si rifugiò a Palazzo Vecchio di Firenze, presso Cosimo de’ Medici, rimanendo lontano dalla corte papale per più di un anno. Il papa, furioso per la disobbedienza dei Farnese, fece sequestrare la Diocesi di Monreale ed i mobili di Palazzo Farnese, che vennero venduti per 30.000 scudi. L’8 giugno di quell’anno Giulio III dichiarò guerra ai recalcitranti. Le operazioni militari andarono male e così gli ordini del papa si trasformarono in riappacificazione con il figliol prodigo e restituzione tutti i beni ai Farnese. Alessandro fece ritorno a Roma nel giugno 1552.
[modifica] Francia e ritorno
Dopo questo episodio, il cardinale si recò alla corte di Enrico II di Francia. Qui ricevette il vescovado di Grenoble e la promessa di altri benefici vacanti, fino al raggiungimento della rendita di quarantamila scudi. Durante la sua permanenza fu alloggiato in un appartamento nel castello di Saint Germain. Per sdebitarsi del trattamento di favore che riceveva a corte Alessandro concesse agli ambasciatori del re presso la Santa Sede le case che la famiglia possedeva a Roma. Ritornò in Italia, dietro insistenza del papa, nell’estate del 1554. Fu proprio al rientro dalla Francia che Alessandro ebbe il momento di maggior disponibilità finanziaria, grazie alle numerose entrate provenienti dalle varie diocesi di cui era investito. Nel 1556 la sua vita fu allietata dalla nascita, da una donna sconosciuta, della figlia Clelia (morta a Roma l’11 settembre 1613), famosa per la sua bellezza. L’infante venne affidata alla zia Vittoria Farnese, duchessa di Urbino, dove fu educata insieme alla cugina Lavinia della Rovere. Nel 1568 fece costruire la Chiesa del Gesù, iniziata sotto la direzione di Jacopo Barozzi detto il Vignola, e terminata da Giacomo Della Porta, che divenne architetto capo dopo la morte del Vignola stesso. Nel 1570 Clelia si sposò con Giuliano Sforza Cesarini, un nobile gravato da numerosi debiti, da cui ebbe un figlio, Giuliano. Alessandro amò moltissimo sua figlia, tuttavia non le evitò una vita matrimoniale infelice: la imprigionò nel castello di Ronciglione finché non acconsentì al matrimonio con Marco Pio di Savoia. Il matrimonio venne celebrato a Caprarola nel Novembre 1587. Nel 1564, su progetto del Vignola, fece realizzare gli Orti Farnesiani, autentici giardini delle meraviglie sorti sulle rovine del Palatino, dove alle rovine della Roma imperiale si aggiungevano voliere, prati, boschetti e sentieri. In quel luogo erano soliti riunirsi i membri dell’Accademia dei Virtuosi, fondata da Claudio Tolomei. Nel 1574 pose mano al completamento della parte posteriore di Palazzo Farnese, divenuto più un museo che un’abitazione, poiché vi erano conservate tutte le collezioni d’arte di famiglia. Nel 1575 Alessandro fece portare a termine quello che si può considerare un capolavoro del rinascimento: Palazzo Farnese di Caprarola. Il cardinale, amante della campagna, volle questa splendida villa per potersi ritirare con gli amici vicino Roma, senza dover raggiungere Gradoli o Capodimonte nel ducato di Castro. In questa residenza lavorarono artisti del calibro del Vignola, che succedette ad Antonio da Sangallo il Giovane, autore del progetto originario, i pittori Taddeo e Federico Zuccari, Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, G. De Vecchi, Raffaellino da Reggio e Antonio Tempesta. Nel 1579, infine, acquistò la Farnesina, la residenza fatta progettare nel 1508 da Agostino Chigi, il maggior banchiere italiano dell’epoca. La villa era ornata da dipinti di Raffaello, del Sodoma, di Giulio Romano e di Sebastiano del Piombo. Tra il 1582 e il 1584 fece costruire la chiesa di Santa Maria Scala Coeli, presso l’Abbazia delle Tre Fontane, progettata da Giacomo della Porta. La ricchezza che Alessandro aveva accumulato, grazie alle rendite legate ai numerosi titoli connessi al suo cardinalato, gli permise di commissionare ai più grandi artisti dell’epoca, opere architettoniche, miniature, gioielli e affreschi. Si fece ritrarre da Tiziano e fu un grande collezionista di monete antiche e gioielli. Diventò amico del famoso miniaturista Giorgio Giulio Clovio, che realizzò il “Libro d’ore Farnese” (compendio di testi devozionali) e il “Lezionario Townely” (di analogo contenuto). Persino Giorgio Vasari lavorò per lui, realizzando nel palazzo della Cancelleria di Roma, un ciclo di affreschi celebrativi su Paolo III. “Le Vite” del Vasari furono proprio scritte su suggerimento del cardinale e dei suoi amici P. Giovio, Annibal Caro, Francesco M. Malza e Romolo Q. Amaseo. In virtù del suo legame con i Gesuiti, e per la sua ambizione di essere eletto Papa, costruì e restaurò molti edifici religiosi. Fece ristrutturare dal Vignola la chiesa di San Lorenzo in Damaso, commissionando gli affreschi della navata a Giovanni De Vecchi, Niccolò Circignani e al Cavalier d’Arpino. La pala d’altare fu eseguita da Taddeo e Federico Zuccari. Restaurò e fece affrescare la Cattedrale di Monreale, l’Abbazia di Grottaferrata, e quella di Farfa.
[modifica] Morte del Gran Cardinale
Il 28 Febbraio 1589 fu colpito da un colpo apoplettico e morì. Il 4 marzo, in esecuzione delle sue volontà testamentarie, venne tumulato nella Chiesa del Gesù. Al suo funerale erano presenti 42 cardinali.
[modifica] Incarichi ricoperti
- Amministratore della sede di Parma dal 1 novembre 1534 al 13 agosto 1535;
- Diaconia di Sant’Angelo in Foro Piscium dal 18 dicembre 1534 al 12 agosto 1535;
- Abate in commendam del monastero di San Lorenzo fuori le mura dal 1535 alla morte;
- Governatore di Tivoli dal 1535 al 1538;
- Amministratore della sede di Jaen (Spagna) dal 30 luglio 1535 al 6 luglio 1537;
- Vice Cancelliere di Santa Romana Chiesa con il titolo di San Lorenzo in Damaso dal 13 agosto 1535 alla morte;
- Amministratore della sede di Avignone dal 13 agosto 1535 al 1551;
- Amministratore della sede di Monreale dal 15 maggio 1536 (titolare dal 14 gennaio 1568) al 9 dicembre 1573;
- Abate in commendam del monastero cistercense di Sant’Anastasio alle Tre Fontane dall’11 agosto 1536 al 2 maggio 1544;
- Amministratore della sede di Bitonto dal 17 giugno 1537 all’8 gennaio 1538 – rinominato per pochi mesi nel 1544;
- Amministratore della sede di Massa Marittima dal 15 novembre 1538 al 22 aprile 1547;
- Amministratore del Patriarcato di Gerusalemme dal 27 agosto 1539 alla morte;
- Legato a latere presso Carlo V nei colloqui di pace con Francesco I, nella ricerca di un’alleanza con l’Inghilterra e per l’organizzazione di un concilio generale nel 1539;
- Amministratore della sede di Cavaillon dal 16 luglio 1540 al 20 luglio 1541;
- Legato perpetuo di Avignone dal 13 marzo 1541 al 13 aprile 1565;
- Legato a latere presso la corte imperiale per i colloqui tra Carlo V e Francesco I dal 21 novembre 1543;
- Legato a latere presso la corte imperiale come referente conciliare nel 1545;
- Legato a latere presso la corte imperiale nelle Guerre Smalcaldiche dal 26 gennaio 1546;
- Amministratore della sede di Viseu dal 22 aprile 1547 al 27 giugno 1552;
- Abate commendatario di San Paolo fuori le mura dal 1548;
- Elettore nel conclave del 1549-1550;
- Amministratore della sede di Tours dal 28 aprile 1553 al 25 giugno 1554;
- Amministratore della sede di Viviers dal 25 giugno 1554 al 12 novembre 1554;
- Amministratore della sede di Cahors dal 12 novembre 1554 al 7 maggio 1557;
- Elettore nei due conclavi del 1555;
- Amministratore della sede di Spoleto dal 1555 al 16 dicembre 1562;
- Amministratore della sede di Benevento dal 22 novembre 1556 al 14 gennaio 1558;
- Elettore nel conclave del 1559;
- Abate commendatario di Farfa dal 1563;
- Cardinale prete dal 14 aprile 1564;
- Cardinale vescovo, titolare della sede suburbicaria di Sabina, dal 12 maggio 1564 al 6 febbraio 1565 (trattenne San Lorenzo in Damaso in commendam);
- Titolare della sede suburbicaria di Frascati dal 7 febbraio 1565 all’8 luglio 1578;
- Legato apostolico nella provincia del Patrimonio di San Pietro dal 1565;
- Elettore nel conclave del 1565-1566;
- Elettore nel conclave del 1572;
- Titolare della sede suburbicaria di Porto e Santa Rufina dal 9 luglio 1578 al 4 dicembre 1580;
- Decano del Sacro collegio dei Cardinali, titolare della sede suburbicaria di Ostia e Velletri dal 5 dicembre 1580 alla morte;
- Elettore nel conclave del 1585.
[modifica] Bibliografia
- Edoardo del Vecchio, I Farnese, Istituto di Studi Romani Editore, 1972