Adolf Eichmann
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Adolf Eichmann (19 marzo 1906 – 31 maggio 1962) fu un ufficiale di alto rango nella Germania nazista e prestò servizio come SS-Obersturmbannführer nelle SS. Fu largamente responsabile della logistica dello sterminio di milioni di persone durante l'Olocausto, in particolare ebrei, operazione che era chiamata "soluzione finale" (Endlösung). Organizzò l'identificazione e il trasporto delle vittime ai vari campi di concentramento. Per questi motivi ci si riferisce spesso a lui come il 'Capo operazioni' del Terzo Reich.
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[modifica] Gli inizi
Adolf Eichmann nasce a Solingen, nella Renania, il 19 marzo 1906. Dopo l'interruzione degli studi al Politecnico di Linz, inizia a lavorare come impiegato, fino a quando perde l'impiego a causa degli effetti della Grande depressione del 1929. Perso il lavoro, come tanti suoi coetanei, il giovane Eichmann, che non aveva mai mostrato particolare interesse verso la politica, comincia a partecipare anche a manifestazioni e raduni di partiti politici che in quegli anni si svolgono numerosi dappertutto sia in Germania che in Austria; fu così che a una manifestazione della NSDAP, incontra un vecchio amico di famiglia, Ernst Kaltenbrunner e, quasi per caso, entra a far parte delle SS, alle dirette dipendenze dello stesso Kaltenbrunner.
[modifica] Lo "specialista"
Paradossalmente, la vera svolta nella vita di Eichmann, è probabilmente rappresentata dalla lettura di un libro, Lo stato ebraico di Theodor Herzl, il fondatore del movimento sionista.
Affascinato dalla "conoscenza del nemico", Eichmann intuisce che una reale possibilità di fare carriera all'interno delle SS è proprio quella di presentarsi come un esperto di ebraismo e sionismo e arriva persino, nel 1937, a recarsi in Terrasanta dove, sotto copertura, visita Haifa e diversi Kibbutz, prima di essere scoperto dagli inglesi (la Palestina era mandato britannico) ed espulso.
La grande occasione per Eichmann di distinguersi agli occhi dei capi delle SS e dei pezzi grossi del partito nazista arriva nel 1938 quando, in seguito all' Anschluss, si rende necessario provvedere all'espulsione degli ebrei austriaci dal territorio annesso al Reich.
Fu così che, insediatosi a Vienna, nel palazzo del barone Philip de Rothschild, Eichmann puo finalmente dimostrare cosa è capace di fare, come si accorgeranno presto anche gli ebrei viennesi.
La gestione dell'"evacuazione" di Vienna fu esempio di cinica efficienza e spietato tempismo; gli ebrei vennero sistematicamente spogliati di ogni loro avere e costretti ad abbandonare precipitosamente il paese per provare a salvare almeno la vita; orgogliosamnete Eichmann rivendica la propria impresa, facendo notare di "aver fatto trottare i signorini" e aver cacciato oltre 50.000 ebrei dall'Austria.
Fu in questo modo che Eichmann, promosso intanto ufficale delle SS, divenne l'esperto degli spostamenti di massa degli ebrei e fu questo talento per "l'organizzazione logistica" che lo porterà a ricoprire un ruolo che sarà drammaticamente importante nell'evoluzione dei drammatici eventi che portarono al genocidio di oltre 6 milioni di persone.
Il successo di Eichmann comunque fu talmente grande che il capo dello SD, il famigerato servizio di sicurezza del Reich, Heydrich, predispose un "Ufficio centrale per l'immigrazione ebraica" perché provvedesse alla cacciata degli ebrei secondo il modello viennese.
Eichmann, diventato così il braccio destro dello "specialista" degli affari ebraici Reinhard Heydrich, nel 1939 viene mandato a Praga per provvedere alla cacciata degli ebrei dalla Cecoslovacchia appena conquistata da Hitler. Qui le cose non furono così facili come a Vienna, perché Eichmann, al contrario che in Austria, non poté contare sulla "collaborazione" delle sue vittime, visto che ormai erano pochissimi i paesi disposti ad accogliere ebrei in fuga dall'Europa, quindi si rese necessario ammassare la popolazione nei ghetti dove, a causa di fame malattie e freddo, morirono migliaia di persone.
I ghetti furono quindi l'anticamera dell'inferno dei campi di sterminio e gli spostamenti di massa verso i ghetti furono per Eichmann il banco di prova per le deportazioni di massa verso i lager quando, nel gennaio del 1942, presso una villa nella Baviera, i vertici nazisti decisero di procedere alla "soluzione finale", ovvero all'eliminazione fisica degli ebrei europei.
Dal marzo 1942, quando i carichi di deportati cominciarono a confluire verso i campi di concentramento di tutta Europa, Eichmann sarà il coordinatore e il responsabile della macchina delle deportazioni, l'uomo che materialmente provvedeva a organizzare i convogli ferroviari che trasportavano migliaia di deportati verso Auschwitz.
Eichmann fu dunque fino alla fine della guerra uno dei principali esecutori materiali dell'Olocausto, dirigendo personalmente le deportazioni degli ebrei ungheresi fino alla fine del 1944; fu il padrone della vita e della morte di centinaia di migliaia di persone, ma non divenne mai un membro dell'elite nazista e non ebbe mai, con suo grande rammarico, alcun peso su nessuna decisione strategica della politica o della guerra nazista, restando un efficiente ma oscuro burocrate, poco apprezzato anche dai suoi superiori e dai suoi commilitoni che gli rimproveravano una moglie non ariana e l'inclinazione all'alcol e alle donne. Non essendo mai stato popolare, alla fine della guerra Eichmann, che comunque compariva tra i maggiori criminali di guerra, riusci a far perdere le proprie tracce e nascondersi nelle campagne tedesche, dove rimase per cinque anni, prima di trovare rifugio, come molti altri criminali nazisti, in Argentina.
[modifica] La fuga in Sud America
Adolf Eichmann, dopo aver ottenuto un passaporto falso a nome Ricardo Klement grazie alla complicità di alcuni ecclesiastici del Vaticano, nel giugno del 1950 salpò alla volta del Sud America con la speranza di lasciarsi il passato alle spalle, ma con il sogno di potere fare un giorno ritorno nella sua amata Germania. Le cose non andarono però come previsto da Eichmann e quello che sarebbe arrivato 10 anni dopo la sua fuga in Argentina era in qualche modo imprevedibile. Nel 1957 infatti, un ebreo ceco di nome Lothar Hermann scoprì che Eichmann si nascondeva a Buenos Aires e lo comunicò al procuratore tedesco Fritz Bauer che passò l'informazione al Mossad; dopo un lungo periodo di preparazione, il servizio segreto israeliano organizzò, nel 1960, un operazione segreta che portò al rapimento del criminale nazista e il suo trasferimento segreto, da un paese come l'Argentina che non prevedeva l'estradizione, fino a Israele per sottoporre Eichmann al processo per i crimini di cui si era reso responsabile durante la guerra.
[modifica] Il processo
Per approfondire, vedi la voce La banalità del male. |
Il processo Eichmann, celebrato nel 1960, a 14 anni da quello di Norimberga e primo processo ad un criminale nazista tenutosi in Israele, fu un momento storico straordinariamente intenso; l'Europa e il mondo si trovarono a rivivere l'inferno dell'Olocausto e della guerra a 15 anni di distanza, le immagini, proiettate nell'aula del tribunale, dei campi di sterminio teatro del genocidio fecero ripiombare nell'incubo nazista tanta gente che faticosamente cercava di dimenticare l'orrore. E poi c'era Eichmann. La linea difensiva di Eichmann fu comprensibilmente tutta concentrata nel dipingere alla Corte l'imputato come un impotente burocrate che eseguiva unicamente ordini inappellabili che giungevano dai suoi superiori, negando quindi ogni diretta responsabilità nella decisione di procedere allo sterminio di milioni di persone. Eichmann stesso offrì di sé un'immagine poco appariscente, quasi sottomessa; negò di odiare gli ebrei e riconobbe soltanto la responsabilità di aver eseguito ordini come qualunque soldato deve fare durante una guerra. La sociologa tedesca ed ebrea Hannah Arendt lo descrisse, con una frase poi passata alla storia, come "l'assoluta banalità del male".
Ed Eichmann fu veramente la dimostrazione di come il male possa non avere nulla di demoniaco e diabolico, ma possa anche presentarsi sotto le umili sembianze di un impiegatuccio zelante e bruttino, senza nessun fascino o carisma, ma solo insignificante e pedante, come emerse nel corso del processo. Sul banco degli imputati infatti non c'era un mostro ma un uomo semplice, modesto e impaurito, incapace di capire l'enormità di quegli stessi eventi a cui aveva partecipato. Eichmann infatti si rivelò incapace di comprendere il significato di quello che il processo realmente rappresentava, non mostrò nessun segno di sincero rimorso e critica verso la folle ideologia razzista del terzo Reich, non comprese mai l'abnormità delle accuse che gli rivolgevano i giudici israeliani e la portata storica degli eventi tragici che funestarono l'Europa nel corso del Novecento, le responsabilità individuali e collettive che la società tedesca e parte della società europea avevano nei confronti degli ebrei, rimanendo sempre fedele alla parte dell'esecutore zelante, senza volontà e coscienza propria; in qualche modo il prototipo del nazista perfetto.
Adolf Eichmann fu condannato a morte (caso unico nella storia di Israele) e giustiziato il 31 maggio 1962 nel carcere Ramleh di Tel Aviv. Come da verdetto il cadavere fu cremato e le sue ceneri sparse al vento, a significare l'annientamento totale della persona.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Hannah Arendt, La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, Milano: Feltrinelli, 1964, ISBN 88-078-1640-7.
[modifica] Altri progetti
- Commons contiene file multimediali su Adolf Eichmann
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